La plastica fa talmente parte del nostro quotidiano che ormai diamo per scontata la sua presenza in ogni aspetto della nostra vita. Guardatevi intorno, quanti oggetti in plastica vi circondano? Quello che però forse non tutti sanno è che la plastica non è tutta uguale: ecco perchè questa guida alle diverse tipologie di plastica.
Cos’è la plastica
A differenza di molte sostanze organiche, la plastica non si trova in natura: viene sintetizzata artificialmente a partire da risorse naturali come il petrolio. La plastica quindi è un materiale creato in laboratorio composto da polimeri di varia lunghezza. Chimicamente parlando, le materie plastiche, sono il risultato della polimerizzazione di una quantità di molecole base, i monomeri, in catene chiamate appunto polimeri.
I polimeri posso essere puri oppure mescolati con additivi.
Questo materiale può essere suddiviso in due gruppi in base alla diversa reazione che hanno quando entrano in contatto con il calore: le termoplastiche ed i termoindurenti. Le prime a contatto con le alte temperature, ammorbidendosi, possono essere modellate e re-indurite all’infinito. I termoindurenti invece, una volta sciolte e tornate rigide, non sono più malleabili e quindi non possono più essere rimodellate.
Caratteristiche della plastica
La migliore plastica non è quella che non proviene dal petrolio ma quella che si può recuperare.
Il grande successo ottenuto da questo materiale, che ha completamente cambiato il nostro modo di vivere nel corso degli anni, è dovuto alle sue innumerevoli caratteristiche, tra le quali:
- leggerezza
- malleabilità
- versatilità
- resistenza
- longevità
- igiene e compatibilità con gli alimenti
- lavabili
- colorabilità
- incompatibilità con muffa, batteri e germi
- resistenza alla corrosione
- impermeabilità
Le tappe fondamentali della storia della plastica
Ottocento: lo sviluppo della plastica
La storia della plastica inizia nel 1861 quando l’inglese Alexander Parkes, sviluppa gli studi sul nitrato di cellulosa e brevetta il primo materiale semi sintetico a cui da il nome di parkesine ma chè verrà conosciuto come xylonite.
Intorno al 1863 una fabbrica di New York offrí 10mila dollari a chi avesse inventato un materiale più economico e sostenibile per sostituire l’avorio, fu cosí che il tipografo John Hyat nel 1869 inventò la celluloide: prima materia plastica artificiale fatta di canfora, azoto e cellulosa. Questo materiale ebbe subito un enorme successo e venne inizialmente impiegato soprattutto dai dentisti per le impronte dentarie.
Fu però nel 1889 , quando la Kodak iniziò a produrre la pellicola fotografica e cinematografica con la celluloide, che ci fu la vera svolta. Nel corso degli anni emerse come però questo materiale avesse un enorme difetto: era estremamente infiammabile.
Novecento: il secolo della plastica
È il chimico belga-americano, Leo Baekeland che, nel 1909, creò la bachelite, la prima plastica termoindurente. Composta da fenolo e formaldeide, si modellava con il calore ed una volta raffreddata, non poteva più cambiare forma.
Da questo momento in poi lo sviluppo della plastica fu un continuo e costante crescendo.
Nel 1912 il chimico tedesco Fritz Klate scoprí il PVC e l’anno successivo, lo svizzero Jacques Edwin Brandenberger inventò il cellophane.
È però con gli anni ’30 e la Seconda Guerra Mondiale che nasce la vera industria della plastica con il petrolio usato come principale materia prima.
Nel 1935 Wallace Carothers sintetizza il primo nylon (poliammide) decretando il successo delle fibre sintetiche utilizzate soprattutto per la realizzazione di calze da donna e paracaduti, particolarmente in voga in quel periodo..
Nel 1941, viene brevettato il PET (Polietilen-Tereftalato).
Inizialmente molte di queste scoperte, furono utilizzate principalmente solo a scopo militare: fu infatti solo dopo la guerra che si diffusero largamente tra la gente comune.
Il boom della Fòrmica, utilizzata per creare laminati per l’arredamento, segnò gli anni ’50.
Nel 1954, l’ingegnere chimico Guido Natta soprí il prolipropilene ed insieme al tedesco Karl Ziegler (che l’anno precedente aveva scoperto il polietilene), vinse il Premio Nobel nel 1963. Il polietilene diventa il simbolo del boom economico che ha caratterizzato quegli anni.
Dagli anni ’60 in poi la plastica fa ormai parte della vita di tutti i giorni diffondendosi sempre più in nuovi campi come quello dell’arte, della moda e del design.
La plastica oggi
La plastica è una delle più gravi cause di inquinamento dei giorni d’oggi. Il 95% dei rifiuti presenti nel nostro Mar Mediterraneo sono costituiti da plastica e la cosa peggiore è che può rimanere in quelle acque anche per 20 lunghissimi anni.

Più del 50% dlla plastica che usiamo viene utilizzato una sola volta e poi buttata via: gli scienziati stimano che entro il 2050 ci sarà più plastica che pesci nei nostri mari se non interveniamo subito.
Negli ultimi anni si sta finalmente prendendo sempre più coscienza del problema e vi è una maggiore attenzione alle tematiche del riuso e del riciclo della stessa in un ottica di economia circolare ma, purtroppo, la strada è ancora molto lunga.
Plastica: guida alle diverse tipologie
Questa guida alle diverse tipologie di plastica, vuole dare gli strumenti per acquisire una maggiore consapevolezza e conoscenza di tutti questi materiali che, quotidianamente, fanno parte della nostra vita.
PET polietilene tereftalato
Realizzato con petrolio, gas naturale o materie prime vegetali, appartiene alla famiglia dei poliesteri. È composto dall’acido terftalico dal glicole etilico attraverso la reazione di policondensazione dei monomeri. Sono necessari circa 1.9 kg di petrolio per realizzare circa 1 kg di PET.
Le sue caratteristiche sono: l’eccellente resistenza chimica, la rigidità, la resistenza all’usura e all’abrasione, il peso limitato e la trasparenza cristallina. È il polimero plastico più riciclato di tutti. È possibile riciclarlo al 100% in quanto non perde le sue proprietà durante il processo di recupero ed è quindi riciclabile all’infinito. Il PET è utilizzato per la produzione di bottigliette e contenitori come vaschette per alimenti in quanto rispetta le severe condizioni igieniche imposte in ambito alimentare, farmacologico e cosmetico.
HDPE polietilene ad alta intensità

Le sue molecole sono caratterizzate da un alta intensità e di conseguenza, il materiale risulta più rigido e quindi più resistente del PET. Viene impiegato per la realizzazione di contenitori per shampoo, detergenti giocattoli e bidoni della spazzatura. È facilmente riciclabile e, galleggiando, è facilmente recuperabile se in mare.
PVC cloruro di polivinile
È la materia plastica più versatile conosciuta e di maggior consumo al mondo. È considerata la più a rischio in quanto contiene fatati molto pericolosi come il DEHP utilizzati per rendere la plastica più resistente e flessibile. Le sue proprietà sono fortemente variabili a seconda degli additivi utilizzati. Considerato sicuro nelle applicazioni tecnologiche a temperatura ambiente, è estremamente pericoloso se bruciato o scaldato ad elevate temperature. È molto sensibile alla luce ed al calore che producono su di esse un effetto degradato che comporta prima un ingiallimento e successivamente la decomposizione dalla quale si libera acido cloridrico. Le caratteristiche del PVC sono robustezza, buona resistenza ad genti atmosferici ed ottima stabilità dimensionare. Viene utilizzata per imballaggi, tende per la doccia, tovaglie in plastica ed attrezzature sportive, salvagenti ma anche per l’edilizia.
LDPE polietilene a bassa densità
A differenza del HDPE, in questa tipologia di plastica le catene del carbonio sono molto distanti tra di loro e consentono di ottenere una plastica flessibile e resistente. Fabbricato in varietà traslucide od opache, ha un’ottima impermeabilità all’acqua. Utilizzata per bicchieri per bevande calde, coperti per barattoli e giocattoli galleggianti, viene comunemente riciclato.
PP polipropilene

Il PP è un materiale termoplastico semicristallino che ha la particolarità di avere delle proprietà meccaniche differenti a seconda della tatticità chimica. Si ottiene tramite polimerizzazione del propilene e si presenta come polvere incolore, inodore, insapore e molto leggera. Il PP non assorbe umidità ma risulta permeabile alla CO2, per questo motivo non viene impiegato nel beverage. A seconda della sua natura chimica, il polipropilene si suddivide in: Polipropilene omopolimero (PP-H) – unità ripetitive del propilene; Polipropilene copolimero (PP-C) – unità di propilene + unità di etilene e Polipropilene copolimero random o statistico (racoPP).
Viene utilizzato per la realizzazione di bacinelle, scolapasta, tappi, per il confezionamento di cibi delicati come i latticini, innaffiato, tappeti. Il suo impiego più diffuso è quello per i vasetti di yogurt. È riciclabile, estremamente versatile, ottima resistenza chimica, resistente agli agenti atmosferici, buona resistenza termica, lunga durabilità, buona resistenza ad abrasione ed usura e sterilizzabile a vapore.
PS polistirolo o polistirene
È il polimero dello stirene, un polimero aromatico termoplastico dalla struttura lineare. A temperatura ambiente è un solido vetroso. Al di sopra della sua temperatura di transizione vetrosa, circa 100 °C, acquisisce plasticità ed è in grado di fluire; comincia a decomporsi alla temperatura di 270 °C. Può essere facilmente colorato, il polistirene (PS) viene usato in molti settori applicativi per le sue proprietà meccaniche ed elettriche. Nell’industria alimentare viene impiegato per produrre posate e piatti di plastica, involucri per le uova, barattoli. Nell’industria manifatturiera viene adoperato ovunque serva una plastica rigida ed economica, come per i contenitori dei cd e dvd , porta targhe e modellini in plastica.
ALTRE PLASTICHE
Tra questi PA, PC, PMMA, EVA, policarbonato.
La plastica pur non essendo un materiale biodegradabile è però riciclabile, per questo è di fondamentale importanza che venga smaltita propriamente. Ricordati di leggere sempre l’etichetta: sono i piccoli gesti che rendono questo mondo un posto migliore.
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