Forse non tutti lo sanno, ma esiste sul mercato il “vino” senza alcol.
Le virgolette sono d’obbligo, perché per definizione un vino senza alcol non può essere considerato tale. Si tratta di qualcosa di simile, ma comunque diverso.
Per legge, infatti, in Italia si definisce vino una bevanda a base di mosto di uva fermentato e che abbia una gradazione alcolica di almeno 9 gradi. Va da sé che, quindi, un “vino” senza alcol non può essere definito tale.
Diverso, invece, in altri paesi come Spagna e Germania. Al momento, infatti, sono le singole legislazioni nazionali ad ammetterne o meno la dicitura.
Lo scorso giugno la Commissione Europea ha presentato la sua proposta di modifica del regolamento n. 1308/2013, che disciplina la Pac. All’articolo 193, fanno la loro comparsa proprio i termini “vino dealcolizzato” (con tasso alcolometrico non superiore a 0,5% vol.) e “vino parzialmente dealcolizzato” (con tasso alcolometrico compreso tra 0.5% e 9%).
I “vini” senza alcol esistono già da tempo, ma sono ancora oggetto di discussione in ambito europeo al fine di trovare una regolamentazione specifica. Questo perché la loro produzione comporta una serie di interventi invasivi per toglierne la componente alcolica, per cui niente deve essere lasciato al caso.
Vini senza alcol: domanda in crescita
I vini senza alcol tendenzialmente vengono consumati da coloro che voglio mantenere lo status e l’aurea del piacere del vino ma che per motivi salutistici o religiosi non possono consumare alcol.
In altri termini: il piacere senza il peccato.
Di fatto, comunque, la domanda di “vino” senza alcol è in crescita e questo dato, a livello commerciale, non può certamente essere ignorato dai produttori.
Secondo il “Global SOLA Wine Report: Sustainable, Organic and Lower-alcohol Wine Opportunities 2018” di Wine Intelligence, il fenomeno dei vini a bassa gradazione potrebbe seguire a ruota quello di altre bevande, quali i mocktail (cocktail privi di alcol), soft drink e birre analcoliche. Allo stato attuale i Paesi che sembrano più recettivi a questi tipi di vini sono Nuova Zelanda ed Australia. Se parliamo di vini analcolici, invece, dei segnali positivi vengono dalla Svezia. I Paesi meno recettivi sarebbero, invece, Portogallo e Giappone.
Vino dealcolato: quale scegliere e dove trovarlo
Un “vino” senza alcol si presenta più amabile rispetto al vino con alcol, ovviamente in termini generali. Questo perché paragonare le due bevande sarebbe alquanto difficile e non propriamente corretto, dal punto di vista di pratica di degustazione.
Se si vuole scegliere di addentrarsi in questo mondo, proprio come per i vini con alcol, è bene assaggiarne vari e poi capire quale si presta a essere il migliore. Un’ottima pratica sarebbe bere i vini freddi, anche quelli rossi. In questo modo, il freddo, può compensare l’assenza di alcol ed esaltare l’aroma d’uva.
Il vino dealcolato ha una scadenza di circa 2/3 anni e si conserva in luogo buio senza sbalzi termici.
Trovarlo nei bar è molto raro, ancora più raro nei supermercati. Internet è sicuramente lo strumento più adatto per acquistare un “vino” senza alcol.
Sulla questione “vino” senza alcol, personalmente, non ho ancora tutti gli elementi per dare un parere oggettivo e tecnico. In poche parole, ancora non l’ho assaggiato.
Ma seguo la vicenda da vicino e, dopo un primo stupore ( e un po’ di orrore) ho capito che, come tutte le cose, prima di giudicare è bene andare a fondo e capire meglio la questione.
Nel frattempo, mi dedico alla degustazione dei vini così come li abbiamo sempre apprezzati. E tu, proveresti un “vino” senza alcol oppure l’hai già assaggiato?