Nella Tuscia, in provincia di Viterbo, a soli 60 km da Roma, si nasconde Falerii Novi un’antica città che aspetta di essere riportata alla luce.
A Giugno del 2020 infatti l’Università di Cambridge e di Ghent hanno pubblicato su Antiquity gli straordinari risultati restituiti dal georadar (gpr). Grazie a questa tecnologia è stato possibile individuare un nuovo tempio e ottenere informazioni più precise su monumenti già rilevati in passato. Ancora sepolti sotto il terreno si trovano negozi, bagni, parte del teatro, domus, altri templi etc.
La storia della fondazione di Falerii Novi
Quando i Falisci, gli abitanti di Falerii Veteres (Civita Castellana) si ribellarono per la terza volta, i Romani decisero di radere al suolo la città. Ne costruirono un’altra, Falerii Novi, in una zona pianeggiante e facilmente controllabile dove trasferirono gli abitanti superstiti. A quel punto i Romani decisero di costruire la via Amerina per collegare Roma all’Umbria. La strada partiva da Veio passando per Nepi, Falerii Novi, Corchiano, Orte fino ad arrivare ad Amelia (Ameria). In questo modo le rivolte dell’agro falisco potevano essere sedate molto più rapidamente.
Durante il Medioevo la città venne progressivamente abbandonata e Falerii Novi venne usata come cava per realizzare nuovi monumenti. Dopo essere caduta nell’oblio, nella prima metà dell’800, la città venne riscoperta e si cominciò a scavare in quest’area. Molti dei materiali recuperati finirono sul mercato antiquario. Alcuni pezzi confluirono nelle raccolte dei Musei Vaticani , altri al Museo di Berlino e al Louvre. Sul territorio Italiano possiamo ammirare le testimonianze di questa civiltà e le sue bellissime ceramiche al Museo Archeologico dell’Agro Falisco di Civita Castellana e al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.
Ciclamini – Giulia Tiddens
Falerii Novi oggi
La grandezza del passato di Falerii Novi la si percepisce gradualmente, mano a mano che ci si avvicina alle sue imponenti mura. Mura realizzate in tufo rosso e che ricoprivano un perimetro di 2.400 metri intervallate da ben 80 torri quadrate, molte delle quali ancora visibili. Le porte invece dovevano essere circa 7. Le 4 entrate più importanti si trovavano in corrispondenza dei due assi viari principali, la via Amerina e la via Cimina. Una di queste porte viene utilizzata ancora adesso per accedere al complesso archeologico. Si tratta della porta di Giove che prende il nome dalla scultura che orna la chiave di volta (l’originale conservato al museo dell’Agro Falisco).
Tra il 1143 e il 1145 alcuni monaci cistercensi stabilirono la loro colonia proprio in questo luogo abbandonato dove edificarono la bellissima Abbazia di Santa Maria in Falleri. Un edificio austero, sobrio ed elegante il cui portale marmoreo reca la firma di Lorenzo e Jacopo membri della famiglia dei Cosmati, famosi marmorari romani. Firma che ci fa quindi ipotizzare che il completamento dei lavori avvenne verso la fine degli anni ottanta del XII secolo.
All’interno l’abbazia è divisa in tre navate e nella zona del transetto sono presenti ben 5 absidi. Da notare anche i capitelli diversi presi quasi tutti da Falerii Novi, a quel tempo cava a cielo aperto. L’Abbazia stessa venne costruita sui resti di parte della città come potrete notare dagli scavi lasciati a vista, tra i quali una strada basolata.
Per vedere gli scavi archeologici veri e propri dovrete seguire il sentiero che porta dietro l’edificio religioso. Troverete un pannello con mappa e spiegazioni per interpretare le rovine.
Via Amerina e la Necropoli di Cavo degli Zucchi
Necropoli del Cavo degli Zucchi – Giulia Tiddens
Dopo aver visitato ciò che resta di Falerii Novi vi consiglio di riprendere la macchina, per due minuti circa, e seguire le indicazioni per Via Amerina e la Necropoli di Cavo degli Zucchi. Un posto perfetto per una passeggiata con gli amici, in famiglia o con il cane.
Per i primi cinquecento metri costeggerete un noccioleto e potrete godere di una magnifica vista su Monte Soratte. Dopodiché camminerete su un tratto perfettamente conservato della Via Amerina con ai lati circa 200 tombe appartenenti ai Falisci scavate nel tufo che datano dal III secolo a.C. al III secolo d.C. Uno spettacolo davvero incredibile.
Monte Soratte – Giulia Tiddens
Seguendo il percorso arriverete fino ad un fiume dove si trovano i resti di un ponte romano. Dopo aver attraversato il fiume ed essere arrivati sull’altra sponda potete girare a destra e proseguire il sentiero che vi condurrà ad un’altra necropoli più piccola e ad un altro ponte romano molto ben conservato (purtroppo quando ci sono stata era impossibile vederlo, le erbacce erano troppo alte).
Parcheggio
Il parcheggio di Falerii Novi è gratuito e si trova sul lato opposto della strada che passa davanti al sito archeologico. C’è una P di parcheggio, non potete sbagliarvi. Per entrare al sito non bisogna pagare alcun biglietto, potreste lasciare però una donazione quando visitate l’abbazia che peraltro fornisce fogli con spiegazioni molto dettagliate.
Anche per visitare la via Amerina non occorre pagare parcheggio o biglietto d’ingresso.
Giulia Tiddens