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Cos’è l’arredamento sostenibile e come sceglierlo al meglio

Tra i termini più utilizzati negli ultimi anni rientra senza dubbio, “sostenibile”. Vediamo un fiorire di marchi che puntano su questa parola magica, per aumentare le proprie vendite raggiungendo anche quella fetta di pubblico diventata più esigente. Questa tendenza abbraccia l’intero mercato, dai prodotti di pulizia, all’abbigliamento, agli alimentari… e il design non fa eccezione. Esiste un nome per questa voluta ambiguità che mira ad illudere il consumatore: greenwashing. Dal momento che il marketing sa bene come utilizzare definizioni nebulose a proprio vantaggio, mi sembra necessario partire con un po’ di chiarezza. Cos’è l’arredamento sostenibile? E, quando è necessario scendere a compromessi, quali sono i parametri a cui dobbiamo fare maggiormente attenzione? E quelli che dobbiamo davvero considerare come imprescindibili?

Per capire cos’è l’arredamento sostenibile, dobbiamo partire da qualcosa che sembrerebbe ovvio, ma non lo è. Definire il termine “sostenibile”:

Sostenibile è ciò che soddisfa le necessità delle attuali generazioni senza compromettere la capacità delle future di soddisfare le proprie.

Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’ONU. 1987

A molti di noi, leggendo queste parole, viene subito in mente l’aspetto ambientale della sostenibilità. In parole povere, la necessità di non consumare più risorse di quante il Pianeta sia in grado di rigenerare. Si tratta senza dubbio di un aspetto fondamentale della sostenibilità, che sentiamo tutti toccarci molto da vicino. Tuttavia, ciò che differenzia lo sviluppo sostenibile da quello tradizionale, è che mentre il secondo si basa su parametri puramente economici, il primo tocca contemporaneamente tre punti fondamentali:

  • Economia
  • Ambiente
  • Equità sociale

Tornando a noi, per capire cos’è l’arredamento sostenibile, dobbiamo cercare di non perdere di vista nessuno di questi tre ambiti.

Cos’è l’arredamento sostenibile in dettaglio

Il mondo del design in generale è da sempre molto giovane, dinamico, multiculturale e recettivo, eppure sembra rimasto indietro sul versante della sostenibilità. La moda, per esempio, ha subito un grosso scossone, già diversi anni fa, quando in tanti hanno iniziato a porsi domande sulla sostenibilità del cosiddetto fast fashion. Si parla molto di quanto una dieta a base vegetale sia da preferire per ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Il design e il mondo dell’arredamento, salvo sporadici progetti di sperimentazione, sembrano aver tentato di passare inosservati il più a lungo possibile per non dove guardare in faccia alle proprie responsabilità.

Seppur con un po’ di ritardo, però, oggi il tema della sostenibilità ha colpito anche il design. I marchi di arredamento sostenibile si stanno moltiplicando e anche l’attenzione dei consumatori inizia ad aumentare. Ecco una lista di ciò che dobbiamo valutare per capire se un pezzo di design che ci interessa è considerabile davvero sostenibile o se vogliono solo farcelo passare come tale. Se vogliamo capire cos’è l’arredamento sostenibile, sono tanti gli aspetti che dobbiamo analizzare.

1 – Qualità

Il design, nell’arredamento, ma non solo, sostenibile DEVE essere di qualità. Lo spreco di risorse per produrre un oggetto mediocre e destinato a dover essere rimpiazzato a breve tempo, è l’esatto opposto di ciò che è lecito considerare sostenibile. Capisci anche tu che un prodotto di qualità avrà un prezzo necessariamente maggiore rispetto a uno scadente. Purtroppo l’amore per il consumo ci ha spinti a preferire la quantità e una frequente sostituzione, alla qualità. Siamo più portati a scegliere di pagare poco con la coscienza che il nostro acquisto andrà sostituito (con uno altrettanto economico) a breve, piuttosto che investire, curare e mantenere.

Spesso “qualità” va di pari passo con “artigianalità”, che rispetto a una produzione industriale è garanzia di maggior attenzione. Produrre e assemblare in maniera industriale, ha lo scopo di aumentare il numero di pezzi prodotti; al contrario, una manodopera artigianale è normalmente garanzia più attenzione alla qualità rispetto alla quantità.

Investire in oggetti che possano servirci per decenni e passare eventualmente alle generazioni future, dovrebbe essere la prima attenzione sostenibile che dovremmo avere. Anni fa era la norma: si comprava poco, ma la qualità era, mediamente, molto maggiore rispetto ad oggi. In effetti, oggetti di qualità scadente quasi non esistevano, perché non c’erano risorse da sprecare a disposizione. Ora abbiamo tutte le risorse che vogliamo e, invece di usarle per creare oggetti migliori, le sprechiamo senza ritegno.

2 – Materiali

Non tutti i materiali hanno la stessa impronta sul clima e sulla salute. Il mondo dell’arredamento è in costante sperimentazione e stanno nascendo materiali sempre più green, creati da scarti o da fibre biodegradabili fino ad oggi sottovalutate. Anche volendo limitarci ai materiali tradizionali e più diffusi, la scelta è talmente ampia, che è buona norma evitare quelli sintetici di origine plastica. Arredamento sostenibile significa materiali naturali, accettando eccezioni a questa regola, solo quando i materiali sintetici di origine plastica, siano di riciclo.

Arredi per bambini in plastica riciclata
Ecobirdy produce arredi per bambini riciclando la plastica da vecchi giocattoli

Anche tra i materiali naturali e biodegradabili, per fare uno step in più, quello che va considerato è l’intero ciclo di vita. Quali sono i consumi di suolo e risorse per arrivare al materiali grezzo? Per esempio, sapevi che il cotone, soprattutto se non biologico, ha bisogno di enormi quantità d’acqua e di pesticidi per crescere e arrivare a maturazione? Eppure è un tessuto naturale, biodegradabile e senza dubbio preferibile a fibre sintetiche di origine plastica. D’altro canto, tessuti come la canapa, il lino, il tencel… hanno un’impronta ecologica molto minore. Se parliamo di legname, esistono essenze a crescita molto rapida, come il bambù, e altre che, una volta raccolte, hanno bisogno di decenni per crescere nuovamente, come il frassino.

Se sembra troppo complicato

Non lasciarti intimidire da questi pensieri, però. Il nostro obiettivo non è raggiungere la perfezione e rifiutare tutto ciò che non abbia l’impatto minimo possibile. Non disponiamo nemmeno delle informazioni necessarie per prendere sempre la decisione migliore e vivere in maniera green non dovrebbe essere una fatica. Con questo articolo vorrei semplicemente gettare le basi su cos’è l’arredamento sostenibile. Risvegliare qualche campanello d’allarme e insegnarti dove far cadere l’occhio quando ti trovi di fronte a un acquisto di design. La vita ci obbliga spesso a compromessi e il mondo dell’arredamento non fa eccezione. Non ricercare affannosamente il prodotto perfetto (tanto varrebbe metterti alla ricerca di unicorni), ma valuta qual’è la soluzione migliore per la tua esigenza concreta, con un occhio alla sostenibilità.

3 – Provenienza

Ho accennato alla necessità di analizzare l’intero ciclo di vita di ciò che acquistiamo e si tratta di una regola che dovremmo avere sempre in mente, anche al di fuori del mondo del design e dell’arredamento. L’impatto dovuto al trasporto fino a noi di ciò che acquistiamo, può essere davvero grande e, il più delle volte, assolutamente inutile. Acquistare un prodotto sostenibile e farselo spedire dagli Stati Uniti d’America, comporta un aumento tale dell’impronta ecologica di quel prodotto per noi, che la sostenibilità diventa molto relativa.

La brutta notizia è che non è sempre facile individuare la provenienza di tutto ciò che vediamo sul mercato. Per prima cosa il famoso MADE IN dice troppo poco ed è, di fatto, diventato un perfetto termine “esca” al pari del tipico greenwashing. Basta che una minima parte del processo di produzione sia compiuta in un determinato Stato, per poter trovare quello come luogo di produzione. Un secondo problema e forse più difficile ancora da sgarbugliare, è che spesso oggetti sono composti da più parti, anche in materiali diversi, per cui la difficoltà nel reperire informazioni dettagliate si ramifica seguendo il percorso di ogni singolo componente.

Le informazioni devono essere facili da trovare

Un’azienda davvero interessata alla sostenibilità non produrrebbe una sedia “made in Italy”, con legno tropicale e cotone americano. A questo dobbiamo sempre fare attenzione. Il modo migliore? Andare sul sito web del produttore e cercare informazioni concrete riguardo al loro impegno per la sostenibilità. In molti casi, soprattutto con aziende serie troverai una sezione “sostenibilità” con tutte le info di cui hai bisogno. In altri è la sezione “about” a contenere informazioni sui processi di produzione. La regola che vale sempre è diffidare da indicazioni generiche, nebulose, dalla difficoltà nel reperire le informazioni ecc… Se un’azienda è davvero sostenibile, stai certo che farà di tutto per fartelo scoprire e per darti tutte le informazioni che meriti (e che dovresti sempre esigere) quando ti interessi a un suo prodotto.

4 – Manodopera

Fino ad ora ci siamo concentrati principalmente sull’aspetto ambientale della sostenibilità, ma se ti ricordi, all’inizio ho parlato anche di equità sociale nei parametri da tenere conto. Per capire cos’è l’arredamento sostenibile, questo aspetto non può essere ignorato. Decentrare la produzione, come accade in maniera diffusissima tra le aziende per ridurre i costi, è quasi sempre sintomo di mancanza della sensibilità necessaria per potersi definire sostenibili. Le leggi e, in generale, le tutele garantite ai lavoratori in Italia o nel resto dell’Europa, portano necessariamente a spese più elevate per le aziende.

cosa si intende per design sostenibile. Manodopera
Fonte: The Ciizenry

Salari minimi garantiti e dignitosi, orari e condizioni di lavoro rispettosi della vita umana, controllo sulla tossicità delle materie prime, diritto allo sciopero, rappresentazione sindacale ecc… Si tratta di garanzie che in molti dei cosiddetti paesi in via di sviluppo nei quali la maggior parte dei nostri prodotti viene realizzata, non esistono. Il nostro risparmio (o quello delle aziende) ricade sulla vita e sulla salute di milioni di persone. E non c’è nulla di sostenibile in questo.

Fanno eccezione, a mio parere, i (rari) casi in cui si sia alla ricerca di una particolare tecnica di lavorazione tradizionale, di fatto presente solo in una determinata area. Il nostro Pianeta è così ricco di tradizioni antiche e parte ormai della cultura dei diversi Paesi, che sarebbe da scellerati rifiutare per principio ciò che non proviene dalle nostre latitudini. In questi casi, però, sono necessarie garanzie di produzione etica, nel rispetto della salute e della dignità delle maestranze in loco.

5 – Certificazioni

Forse sei arrivato fino a questo punto demoralizzato e sfiduciato, a causa delle difficoltà evidenti nel reperire informazioni. Finalmente, però, arriva qualcosa in nostro soccorso: le certificazioni. Esistono diverse organizzazioni indipendenti e riconosciute che si occupano appunto di certificare materiali, aziende e sistemi produttivi, secondo parametri universalmente riconosciuti di sostenibilità. Le aziende davvero sostenibili sono spesso molto interessate ad ottenere una o più certificazioni da mostrare come garanzia ai consumatori più attenti. Allo stesso modo preferiscono rifornirsi, per le loro materie prime, da fornitori che possono dimostrare di avere determinate certificazioni.

Ecco le più comuni nel mondo dell’arredamento:

GOTS (Global Organic Textile Standard)
Logo certificazione GOTS - cosa si intende per design sostenibile

Si tratta della certificazione più diffusa e conosciuta a livello mondiale, per tessuti con fibre biologiche. Definisce criteri ambientali precisi lungo l’intera catena di produzione dei tessuti e richiede attenzione anche all’aspetto sociale della produzione.

OE 100 standard

si riferisce ai prodotti di cotone e garantisce al consumatore che le fibre utilizzate per un determinato prodotto sono da coltivazione biologica al 100%.

EU-ECOLABEL

nato nel 1992, è una certificazione di “eccellenza ambientale”, conferita a prodotti e servizi che rispettino alti standard durante l’intero processo. A partire dall’estrazione delle materie prime, passando per la fase di lavorazione e produzione, fino alla distribuzione e allo smaltimento. Promuove l’economia circolare, incoraggiando i produttori a ridurre gli scarti e le emissioni di CO2, incentivando prodotti che siano durevoli, facili da riparare e riciclare.

FSC e PEFC

sono due certificazioni simili che garantiscono la provenienza di legno (indifferentemente per oggetti o per la produzione di carta) da foreste certificate. In Europa, la definizione corrente di “gestione forestale sostenibile” è:

la gestione e l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentano di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi

da pefc.it
GREENGUARD

Il GREENGUARD è un Organismo senza fini di lucro e indipendente, nato negli Stati Uniti nel 2001 per sviluppare una serie di requisiti tecnici idonei a certificare i materiali utilizzati negli ambienti indoor. Questa certificazione garantisce l’assenza o la restrizione all’interno di determinate soglie sicure, di sostanze chimiche dannose per la salute per prodotti destinati all’arredo o all’impiantistica. L’importanza della certificazione GREENGUARD è che si tratti di una Certificazione del prodotto finito; non è quindi un semplice attestato di conformità o test di laboratorio di alcune componenti.

6 – Packaging

packaging in materiali naturali

Sembra un dettaglio, ma dice molto sulla serietà dell’azienda rispetto alle tematiche ambientali. Mentre grossi slogan green fanno presa anche quando non rispecchiano del tutto la realtà (ricordi quando parlavamo di greenwashing), un dettaglio come il packaging con cui portiamo a casa o ci viene spedito il prodotto, passa spesso inosservato. In molti casi non abbiamo nemmeno modo di sapere come sarà confezionato il prodotto prima dell’acquisto. Chi, però, all’interno della propria azienda si è posto davvero domande su come minimizzare l’impronta ecologica dei prodotti, difficilmente avrà ignorato l’aspetto finale: la confezione.

Alcuni studiano un design pensato apposta per ridurre al minimo le dimensioni durante la spedizione e in generale i trasporti. Che si tratti di assemblaggio in casa o di riduzione delle dimensioni attraverso sistemi “a matrioska” o di altro genere, un’impegno in questa direzione è spesso garanzia di onestà dell’azienda. Stessa cosa dicasi per la scelta dei materiali. Tra gli imballaggi troppo spesso regna sovrana la plastica, ma sono diversi i marchi davvero sostenibili che scelgono materiali e soluzioni più green.

7 – Progetti e impegni

In molti riconoscono la necessità di dover fare un passo oltre. L’impegno a produrre oggetti di qualità e in maniera responsabile, non sempre è sufficiente. Spesso le aziende sanno di avere la possibilità di migliorare ulteriormente, sia dal punto di vista ambientale che etico (soprattutto quando si trovano a collaborare con Paesi in via di Sviluppo). A questo proposito non è rara l’adesione a programmi particolari, tra cui i più frequenti:

  • rimboschimento per rimpiazzare direttamente parte delle risorse che si sfruttano
  • educazione e qualificazione della manodopera in Paesi in via di Sviluppo
  • creazione di comunità di protezione e assistenza delle famiglie più disagiate in aree particolarmente difficili
  • riutilizzo degli scarti di lavorazione
  • donazione di parte dei ricavi a fondi impegnati nella protezione ambientale
  • reinvestimento di parte dei ricavi direttamente nelle comunità di artigiani produttori

Cos’è l’arredamento sostenibile: conclusioni

Ti sarai accorto, se sei arrivato fino a qua con la lettura, che non esisterà mai un prodotto di design perfetto sotto ogni aspetto. Le variabili per definire cos’è l’arredamento sostenibile sono troppe e ovunque c’è margine di miglioramento. Sta a noi, come consumatori, decidere in maniera necessariamente soggettiva, quanto siamo disposti a investire (in termini di denaro, ma anche di tempo da dedicare alla ricerca dei prodotti) e quali compromessi siamo disposti ad accettare. Dobbiamo però iniziare a pretendere che tutte le informazioni relative alla sostenibilità (ambientale, economica e etica) dei prodotti che dobbiamo acquistare, siano facilmente reperibili e esposte in maniera chiara. Dobbiamo abituarci a “studiare” i siti web dei brand, alla ricerca di quelle informazioni che riteniamo importanti. Quando questo non basta, possiamo scrivere direttamente al servizio clienti ponendo domande specifiche.

Non esistono regole chiare, ma dobbiamo prendere coscienza del fatto che maggiore è difficoltà di reperirle o decifrarle, maggiore è la probabilità che la cosa non sia casuale. Un’azienda che fa della sostenibilità un punto chiave della propria produzione, in un momento come questo in cui la sostenibilità, fondamentalmente, è di moda, ha tutto l’interessa a fartelo sapere. Non solo: sa che vorrai delle garanzie e sarà lieta di fartele trovare per distanziarsi dagli slogan vuoti di concorrenti meno onesti.

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