Una delle cose più difficili da fare in un sistema complesso è quella dell’abbattere i paradigmi. Un comportamento, talmente condiviso dalla maggior parte delle persone che si trasforma in un modello. E il concetto di sostenibilità che abbiamo in questo momento è proprio un paradigma difficilissimo da rompere. Quindi dobbiamo obbligatoriamente cambiare modello: da lineare a rigenerativo.
Sono stravaccato sul divano.
É stata una settimana di lavoro piuttosto fatiscosa e ho bisogno di riposarmi.
Sento le mie palpebre farsi pesanti e mantenere gli occhi aperti è sempre più difficile.
Malgrado questo, sento una voglia irrefrenabile.
Sai di cosa sto parlando?
La stessa voglia che senti dopo una intensa giornata di lavoro.
Per questo ho bisogno di rilassarmi guardando qualcosa di rilassante in TV.
Così apro Netflix e inizio a cercare una serie che può soddisfare le mie esigenze del momento.
Dopo qualche minuto di ricerca, la mia attenzione ricade su una serie dedicata alla sostenibilità ambientale nel mondo.
In chiave molto, ma dico molto “leggera”.
Però era proprio quello di cui avevo bisogno per rilassare il mio corpo e soprattutto il mio cervello.
Il viaggio del protagonista della serie parte proprio da uno dei miei luoghi preferiti: dall’Islanda.
Ma malgrado il mio interesse iniziale accade subito una cosa improvvisa.
Sai quale?
Poco dopo inizio ad addormentarmi dolcemente ;-P
Fino ad un certo punto.
Quando, aprendo gli occhi, vedo che stanno visitando una importante stazione geotermica.
A quel punto la mia curiosità sale e le mie orecchie iniziano ad ascoltare le prime parole.
L’imprenditore inizia subito spiegando che questa centrale riesce ad avere un impatto prossimo allo zero perchè oltre ad avere un sistema super efficiente di creazione di energia, ne ha uno che rimette alcuni elementi di scarto a terra.
Che sono gli stessi da cui poi nascerà l’energia che loro stessi prelevano.
Una figata pazzesca!
Sono riusciti ad utilizzare i loro stessi “scarti” per fare in modo che nel lungo periodo possano ridare indietro energia.
Se ci pensi un attimo questo processo potenzialmente ha dello straordinario.
Non solo per la sua circolarità che già basterebbe ad affascinare qualunque persona ma permette la durata di questo ciclo per una durata temporale lunghissima.
Praticamente infinita.
Ma pensiamoci sono un secondo.
Cosa fa questa azienda che la maggior parte [99,9%] dei business, associazioni, progetti non fa?
Semplice quanto efficace.
Rigenera l’energia!
Perché invece tutte puntano ad un obiettivo che per quanto “acchiappa like” non esiste in natura.
Cambiare modello: l’impatto zero non esiste.
Sto parlando del cosidetto “impatto zero”.
Ma per capire questo concetto dobbiamo prima pensare ad un esempio sistemico molto divertente.
Quello della vasca da bagno.
Si hai capito bene!
Hai presente quando ti fai il bagno?
Cosa fai?
Accendi l’acqua e chiudi bene lo scarico giusto?
E cosa accade dopo poco tempo?
Che la vasca si riempie fino ad un livello desiderato.
Perfetto!
Così per fermare la fuoriuscita dell’acqua chiudi giustamente il rubinetto.
Ma cosa accadrebbe se mentre siamo dentro riaprissimo il tappo dello scarico?
Semplice!
Che l’acqua inizierebbe ad uscire e piano piano ci ritroveremmo senza un goccio di liquido.
Quindi cosa è l’impatto zero che il 99,9% delle aziende vogliono portare avanti?
É quello di chiudere al massimo il tappo di fuorisciuta di risorse ed energie ottimizzando appunto al massimo l’energia.
Ma cosa accade in questo modo?
Che per quanto il tappo resterà chiuso, avremo sempre e comunque un comportamento che diminuisce l’acqua dalla vasca.
E quindi cosa bisognerebbe fare per aumentare il livello dell’acqua?
Ovviamente sarebbe necessario aprire il rubinetto.
Solo così potremo sperare di avere il nostro impatto zero.
Cioè quando i flussi in entrata ed in uscita si equivalgono portando il livello dell’acqua in un range di equilibrio, detto a livello sistemico, equilibrio dinamico.
E cosa accade in una vasca mezza vuota, come lo sono ora per colpa nostra gli ecosistemi sulla terra?
Che abbiamo la necessità di aprire molto il rubinetto e contemporaneamente chiudere lo scarico quanto possibile.
Forse ti sembrerà strano ma questo concetto non è una evoluzione del precedente.
Ma cambia radicalmente tutto il comportamento del sistema compreso gli obiettivi.
Finora qualunque azienda che entra nel campo “sostenibilità” lo fa per un motivo preciso.
Sai quale?
Cambiare modello: dalla paura all’abbondanza.
Per paura.
Per sopravvivere a questa crisi climatica.
E cosa accade quando un business punta a sopravvivere invece che a vivere davvero?
Che non concentra tutte le sue intenzioni, obiettivi e vision verso un cambiamento positivo.
Che quel business non produrrà mai nel tempo nessun cambiamento verso un mondo diverso.
Verso un mondo rigoglioso e pieno di abbondanza.
Invece quello che si propone di fare un business rigenerativo non è solo ottimizzare le energie per ridurre al massimo gli sprechi ma anche quello di generare un impatto con il segno positivo.
Un impatto che può innescare un cambiamento davvero positivo per tutta la comunità e il pianeta stesso.
Una scintilla che da tempo fatica ad essere accesa a causa proprio di un modello di sostenibilità basato spesso e solo esclusivamente sulla riduzione dell’impatto e conservazione delle risorse invece che sul generare un cambiamento davvero positivo ed esponenziale.
Quello che a livello sistemico si chiama feedback retroattivo rinforzante.
Cambiare modello: da lineare a circolare.
Devo dire che questo risultato è talvolta ancora troppo collegato ad una visione ormai superata, lineare e meccanicistica della vita.
Ad una visione lineare di causa-effetto.
Dominata da un modo di indagine della realtà descrittivo-analitico.
Invece basta osservare il funzionamento degli ecosistemi naturali per accorgersi di come la complessità sia parte identitaria del processo stesso.
Di come un sistema complesso non funziona in modo lineare ma è ricco di relazioni e connessioni che soltanto con un approccio più olistico saremo in grado di comprendere.
Ma perché allora le persone faticano a modificare il loro cammino a favore di uno sviluppo più sostenibile?
La sostenibilità contemporanea non riesce a cambiare radicalmente i sistemi di valori e credenze delle persone perché sostiene l’esistenza di sistemi e modelli di pensiero insostenibili [per esempio, la continua crescita economica, la gestione risorse ambientali per il consumo umano, l’efficienza solo quantitativa].
Invece la sostenibilità rigenerativa vede gli esseri umani e il resto della vita come un sistema autopoietico [un sistema che ridefinisce costantemente se stesso ed è in continuo cambiamento] in cui i processi di cambiamento dello sviluppo manifestano l’essenza unica e il potenziale di ogni luogo o comunità.
L’obiettivo della sostenibilità rigenerativa non è solo quello di abbattere gli sprechi, ma quello di creare sistemi viventi prosperi e fiorenti, cioè sistemi adattativi complessi, completamente integrati nel sistema da individuo al globale.
Chiede agli esseri umani di vivere in allineamento cosciente con i principi dei sistemi viventi in completezza, cambiamento e relazione, come farebbe la natura stessa.
Cambiare modello: conclusioni.
Tutte queste capacità includono l’adattamento, l’auto-organizzazione e l’evoluzione, così come prendere decisioni su infrastrutture, l’uso del territorio, la governance, uso dei sistemi alimentari, le pratiche culturali e gli stili di vita che sostengono la salute dell’intero sistema.
Il pensiero alla base di queste decisioni deve cambiare perché il resto delle proprietà del sistema si sposti verso la prosperità.
E ti ricordo che l’abbondanza è proprio una delle strategie più importanti della natura.
Così, invece di vedere “problemi” e “soluzioni” nel mondo, la sostenibilità rigenerativa vede i sistemi viventi come esistenti in stati transitori lungo un continuum di salute e complessità.
La sostenibilità rigenerativa considera anche come i contesti e gli ambienti influenzino le visioni del mondo, paradigmi e comportamenti.
In altre parole, affronta e integra intenzionalmente sia la dimensione interna e le dimensioni esterne necessarie per un cambiamento trasformazionale verso sistemi viventi fiorenti e le loro relazioni.
E non scordiamoci mai che noi esseri umani, essendo natura, rientriamo in questo meraviglioso processo, sia come individui che comunità.
Dipende solo da noi scegliere il nostro destino.