Zoo sì o zoo no? Quante volte ci siamo posti questa domanda! Quante volte ci siamo chiesti se portare i nostri figli allo zoo fosse etico ed educativo! Proverò a darti qualche strumento per poter riconoscere uno zoo etico e scegliere con maggiore consapevolezza se sì, se no, se… dipende.
Come puoi immaginare, il mondo dei parchi zoologici è immenso e scrivere tutto in un articolo sarebbe utopistico. Voglio però darti modo di vedere la realtà di uno zoo con altri occhi, in modo che possa decidere tu stess* come, quando e perché andare, se andare e con quali obiettivi. È fondamentale avere una conoscenza sufficientemente attuale, al fine di poter fare una tua idea a riguardo.
Partendo dal presupposto che sarebbe meglio che gli animali in cattività non ci stessero, purtroppo a volte sono necessari. Alcuni sono santuari, tanti altri zoo sono veri e propri centri di detenzione e recupero per animali recuperati da circhi o che erano PET e la cui vita in Natura è impossibile. Gli zoo moderni sono fondamentali per la conservazione di specie a rischio di estinzione, sono una base solida per la raccolta di fondi al fine di finanziare progetti in loco, sono incubatori meravigliosi per la ricerca non invasiva su animali selvatici – al fine di non doverla fare in natura, catturando o sedando gli individui liberi. E la cosa migliore, forse, è il fatto che gli zoo (quelli giusti, quelli belli, quelli etici) sono uno splendido strumento di educazione ambientale e sensibilizzazione di massa.
“Ti piacciono gli elefanti, ti piacciono i pinguini? Hai visto che belli che sono gli scimpanzé? Pensa che tutto questo potrebbe sparire se il cambiamento climatico non viene fermato, se il bracconaggio continua ad esistere e se la deforestazione non smetterà di uccidere migliaia di animali ogni giorno”.
Pensate alla potenza di mandare un messaggio del genere, davanti a quegli animali. Animali ambasciatori di un messaggio più grande.
Animali che si trovano lì non perchè siano stati catturati (è illegale!) o allevati con lo scopo di essere esposti. Ma che si trovano lì per essere parte della conservazione dei loro simili e dell’intero pianeta. Per cui, sebbene in Natura un animale viva meglio che in cattività, talvolta, purtroppo, questa è necessaria. E, dopo i santuari (quelli veri), gli zoo (solo alcuni – che ora vedremo) sono l’unica soluzione accettabile.

Come riconoscere uno zoo etico: EAZA
Punto numero uno: non tutti gli zoo sono uguali.
Ci sono zoo con un’impostazione anni 70, altri dell’inizio del secolo scorso e altri nati qualche anno fa. Zoo che sono rimasti come 50 anni fa, e altri in continuo cambiamento e miglioramento. Non generalizziamo, su nessun versante.
Gli zoo moderni, normalmente chiamati Bioparchi, hanno una visione mirata al benessere animale, con progetti di conservazione e in cui gli animali godono di una buona condizione di salute e di welfare, in alcuni casi anche di Wellbeing (Benessere in toto).
Questi zoo sono quasi sempre membri EAZA (European Association Zoo and Aquarium), che è fondamentalmente un marchio di qualità, nato dalla fondazione dei migliori zoo d’Europa, che le normative europee degli anni 90 e del 2011 hanno preso e reso emblematiche. Per poter far parte di questa associazione e godere del marchio EAZA, del riconoscimento e dei privilegi che questo comporta, gli zoo devono passare dei veri e propri esami di qualità, basandosi sui parametri di benessere, sicurezza, salute, educazione e conservazione ed essere approvati dal comitato di esperti EAZA.
Negli Zoo facenti parte del marchio EAZA, gli animali non si comprano, non sono oggetti di scambio economico, vengono quasi sempre “prestati” ad altri zoo a fini di riproduzione e di conservazione. Il fatto che gli animali non abbiano un prezzo, negli zoo EAZA, è un grande e significativo segnale del valore non economico che quegli animali rappresentano.
All’interno dell’EAZA esistono programmi di riproduzione in cattività al fine, a lungo termine, di poter reintrodurre, se necessario, una popolazione geneticamente “pulita” in natura. Questi programmi si chiamano EEP ed ESB. La differenza sostanziale è l’urgenza e la gravità delle azioni di riproduzione e ripopolamento, in base al rischio di estinzione stimato dalla IUCN.

I vantaggi dei programmi di EEP di uno zoo etico
I programmi di EEP tendono a preservare, attraverso le strutture zoologiche EAZA, un pool genetico pulito, sottospecie con sottospecie per intenderci, al fine di poter, nel caso in cui scomparisse in natura, reinserire la specie nell’habitat naturale nel minor tempo possibile.
Gli accoppiamenti avvengono sempre in modo mirato tra i vari zoo, dopo esame genetico, in modo da evitare l’inbreeding e la consanguineità con tutti i problemi che comporta. In questo modo, pur partendo da pochi o pochissimi esemplari, si riesce a “ricostruire” la specie con individui sani.
Programmi di EEP funzionanti sono stati l’esempio della lince iberica, che sarebbe stata il primo felino ad estinguersi, dopo milioni di anni. Grazie alle azioni e ai programmi di riproduzione ex situ (in ambienti controllati), è stato possibile nel giro di 50 anni, reintrodurre la specie in natura, monitorandola e creando corridoi ambientali in situ, sensibilizzando la popolazione locale e controllando la distribuzione e la numerosità degli individui. Altri esempi sono la gazzella Mhor (Nager Dama), estinta in natura negli anni 70 ed ora reintrodotta in natura, il bisonte europeo, il leopardo Amur, la rana della montagna, la tartaruga Ploughshare e altre decine di esempi.
Gli stessi programmi a livello mondiale, sono contenuti nel WAZA (World association zoo aquarium).
ATTENZIONE PERO’… non tutti gli zoo appartenenti ad EAZA sono eticamente accettabili. Alcuni fanno ancora interagire gli animali con i turisti e altri hanno ancora spettacoli ed esibizioni, come ad un circo o al delfinario (realtà chiaramente da evitare!)
Zoo etico e zoo non-etico: quali animali?
Ci sono poi altri zoo, come in est Europa, Asia, SudAmerica e purtroppo ancora qualcuno in Italia, in cui gli animali, messi dentro gabbie minuscole, senza arricchimento ambientale, privati di ogni bisogno etologico e fisiologico. Qui gli animali vengono comprati, acquistati come oggetti, diventano di “proprietà” dello zoo. In questo modo gli animali assumono un valore economico e possessivo. Sicuramente non un esempio di zoo etico.
E figuriamoci se in questi zoo sono previsti programmi di conservazione ed educazione! Solitamente questi zoo sono anche “petting zoo”, in tema di fattoria; sono quel genere di zoo in cui si possono toccare gli animali – un’attività da evitare con gli animali selvatici. Dico solitamente in tema fattoria, con cavalli, conigli, pecorelle e maiali, anche se purtroppo ci sono petting zoo anche con animali selvatici, i quali, non essendo animali pet (domestici), subiscono un forte stress all’avere tanto contatto con la gente. Immaginiamo una giraffa accerchiata da tanti bambini, o un pappagallo, uno scimpanzé o un delfino. Cerchiamo di distinguere le cose. Cerchiamo di capire che ci sono animali sì e animali no.
Animali in cattività
Alcuni animali si adattano meglio alla cattività, altri invece no. Gli indici per valutare questi sono stati descritti in ¿hay animales que se adaptan mejor que otros a la cautividad di M. Salas, x. Manteca, 2016 (Clubb i Mason, 2007. Müller et al., 2011. Mcdonald Kinkaid et al., 2014).
Indici ormonali e fisiologici, comportamentali ed etologici e senza dubbio paragonati con la vita nell’habitat naturale ci danno modo di poter brevemente arrivare a una rapida conclusione su quali animali soffrono di più la cattività e quali invece non la vivono troppo male, hanno un buon indice di riproduzione e addirittura alcune migliorie rispetto alla vita in libertà.
Ci chiediamo quindi, quali animali no? Non sono adatti alla cattività specie animali
– che in natura percorrono quotidianamente lunghe distanze, come il ghepardo, l’elefante ed il delfino;
– cognitivamente più complessi e quindi esigenti, come i primati;
– che in natura passano molto tempo a cercarsi il cibo, come i ruminanti.
Altri, paradossalmente, come il leone, che è tendenzialmente sedentario, il coccodrillo ad esempio, gli anfibi ed i rettili… se ben tenuti e con le giuste precauzioni di benessere etologico e di spazio a disposizione, possono vivere una buona vita, con un degno livello di Welfare anche in cattività, anche se non sarà mai paragonabile alla vita wild in Natura.
Per capire se un animale sta bene all’interno della struttura, bisogna vedere se ha stereotipie (comportamenti anormali e ripetuti). Fai caso al fatto che abbia arricchimento ambientale (stimoli) e se lo spazio è sufficientemente ampio.

Molti delfinari e zoo (talvolta purtroppo anche EAZA) offrono spettacoli di falconeria e di cetacei. Segnale terribile: gli animali non sono clown e vederli esibirsi non è certo utile all’educazione, anzi! Evita questi spettacoli e mostra il tuo dissenso al personale dello zoo.
Quindi, per concludere, zoo sì o zoo no?
Credo che il miglior modo sia quello di informarsi, chiedere e ascoltare le opinioni degli esperti, creandosi una propria idea… e potendola cambiare se necessario.
Evita gli zoo che non sono dell’EAZA, in cui non vediamo chiari progetti di conservazione di specie a rischio. Evita gli zoo in cui vediamo animali stare in climi notevolmente diversi da quelli dell’habitat d’appartenenza. Zoo in cui animali notturni vengono esposti alla luce del sole ad esempio. E soprattutto evita gli zoo in cui è possibile interagire con animali selvatici, alimentarli, stare a stretto contatto con loro e in cui gli animali non possono mai fuggire allo sguardo dei visitatori.
Sappi scegliere lo zoo giusto. Ce ne sono, e servono alla conservazione delle specie più di quanto immaginiamo. Ma non tutti.