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Permacultura

Permacultura: Lorenzo Costa ci spiega cos’è e perché dovremmo conoscerla

C’è una parola che viene usata sempre più spesso nei post sui social o in blog e articoli, questa parola è
permacultura. Ma cos’è la permacultura? E soprattutto dove nasce e perché sempre più persone la stanno studiando e mettendo in pratica?


Andiamo con ordine:

La permacultura è un sistema di progettazione che ha come obbiettivo la
creazione di Sistemi Umani Sostenibili, Stabili, Efficienti e Resilienti.

Per ricordarlo meglio possiamo memorizzare l’acronimo SUSSER (citazione da un’amica progettista, Anna Giuliani). Va bene abbiamo una definizione, ma è più chiaro cos’è la permacultura? In realtà no, perché sistema di progettazione vuole dire tutto e niente. Progettazione di cosa? Se parlo di progettazione una persona può pensare alla costruzione di una casa bioclimatica, o a altre decine di tipologie diverse di progettazione. Ed è proprio così. In realtà applicando la progettazione in permacultura puoi progettare qualsiasi cosa.

La permacultura apre un mondo di possibilità. Spesso viene spiegata usando una similitudine: è come indossare un paio di lenti e vedere le realtà in modo completamente differente, non più offuscata, ma nitida.

Cos’è la Permacultura? Un po’ di storia


Arriveremo a parlare di come si progetta, se vi ho incuriosito ci arriveremo fra qualche paragrafo. Ora dedichiamo qualche riga ad un po’ di storia. Dove e quando nasce la Permacultura?


Nasce in Australia nel 1976 per intuizione di due persone, Bill Mollison e David Holmgren. Di fatto i due ideatori del concetto di permacultura si resero conto che il nostro mondo di matrice occidentale, che tanto si sente progredito e onnipotente è in realtà alquanto fragile e traballante. Un uso eccessivo di risorse, una produzione eccessiva di rifiuti e scarti… insomma un mondo che crede in una crescita infinita su un pianeta finito è destinato a crollare.


Viene quasi da piangere lo so, all’idea che 45 anni fa venivano già fatte le stesse analisi che facciamo oggi, e che la situazione sia peggiorata. Tuttavia non disperiamo, perché la permacultura ci darà una prospettiva di rigenerazione.


A chi hanno rivolto lo sguardo i due autori per cercare di capire come poter progettare, o costruire un mondo differente? Alle culture indigene e tradizionali, e sapete perché? Perché quelle culture sono connesse con l’ambiente in cui si sono sviluppate. Sono spesso culture dove c’è un equilibrio dinamico fra le risorse e la comunità che le usa. Sono culture in cui c’è profonda capacità di adattamento ai cambiamenti, sono culture resilienti. Resilienza, parola sulla bocca di tante persone oggi. Vuol dire sostanzialmente la capacità di un sistema, dopo un momento di turbolenza, di tornare di nuovo in equilibrio. Noi non siamo molto resilienti nelle nostre società. Basti guardare cosa succede dopo una alluvione: distruzione, perdita di beni e di vite. Già solo se pensiamo all’acqua piovana, è chiaro che non siamo resilienti.


Cos’è la Permacultura? Cosa possono insegnarci le popolazioni indigene?

La permacultura ispirata dalle culture indigene è stata definita come un sistema di progettazione, che segue un processo ben definito. Innanzitutto abbiamo una prima direttiva: assumerci le nostre responsabilità. Prendere in mano le nostre vite, quelle di chi ci è caro, quelle di chi ci vive vicino e non delegare. Assumersi la propria responsabilità vuol dire anche dare credito a quelle tradizioni, culture a cui ci ispiriamo con la progettazione e non meno importante assumerci la responsabilità di affrontare i nodi delle nostre società: dalle diseguaglianze sociali, di accesso alla salute, all’istruzione, al lavoro e alla questione di genere.


Poi ci sono tre etiche: cura della terra, cura delle persone e cura del futuro. Vedete già che di sistemi di
progettazione ce ne sono, ma nessuno si basa su delle etiche. Le etiche sono delle indicazioni di comportamento universali. Qualsiasi cultura potrà comprendere il senso delle tre etiche, non creano distinzione, divisione.

Cura della terra, vuol dire prendersi cura degli ecosistemi, degli ambienti, che abitiamo. Vuol dire prendersi cura del suolo, della flora e della fauna, vuole dire passare da un ragionamento egocentrico ad uno ecocentrico.

Cos'è la Permacultura. Eco Ego
Fonte: Pinterest

Cura delle persone, vuol dire prendersi cura di se stessi innanzitutto e poi di chi ci vive vicino. Vuol dire ascoltare le esigenze della comunità, vuol dire ricostruire comunità.
Cura del futuro, vuol dire prendersi cura delle generazioni future, delle risorse future. Vuol dire lasciare questo pianeta meglio di come lo abbiamo trovato.


Un progetto in Permacultura non si limita ad applicare una sola delle tre etiche, ma le prevede tutte contemporaneamente. Averle definite ci serve per ricordare quali sono le basi minime, si fa per dire, su cui costruire un mondo differente, una cultura permanente. Si, permacultura, viene dalla crasi di due parole Permanent e culture = permaculture. Perché con la progettazione si mira a costruire una cultura permanente, che sia adattabile ai cambiamenti. La permanenza è intesa come capacità di essere dinamica.

Cosa significa progettare in Permacultura?

Dopo le etiche troviamo i principi. Li descrivo sempre come chiavi di lettura della realtà. Facciamo un passo di lato. In permacultura si impara dalla maestra più preparata che ci sia, la Natura. Osserviamo la Natura, gli ecosistemi e riconosciamo in essi, dei pattern, o modelli di funzionamento, di evoluzione, che possiamo riutilizzare nei nostri progetti e nelle nostre vite. Riconosciamo negli ecosistemi delle connessioni fra i singoli elementi, siano essi, viventi o inanimati. In Natura, prendiamo per esempio un bosco, non ci sono scarti, rifiuti, ogni cosa si trasforma. Ecco, noi possiamo imparare da questi modelli di funzionamento a costruire un mondo differente. I principi servono proprio a questo, sono chiavi di lettura che ci aiutano a vedere la complessità della realtà, semplificandola. É come se i principi ci aiutassero a spacchettare la complessità per poi ricomporla con la progettazione. Come si ci aiutassero a rendere visibile ciò che è invisibile.

I passi per progettare in Permacultura

Adottiamo delle strategie progettuali per progettare. Una volta osservata la realtà che vogliamo andare a
progettare, che sia una spazio fisico, oppure un gruppo di persone, abbiamo delle strategie che non sono altro che degli strumenti di progettazione. Si va dalla semplice osservazione, all’ analisi funzionale di un elemento, con cui si comprendono le connessioni con il resto del sistema, oppure le sue esigenze. Fino a strategie ancora più complesse, difficili da spiegare qui, ma che rispondono alla esigenza di rendere efficiente la progettazione. Ce ne sono davvero tanti e sono tutti utilissimi.

Dopo aver applicato le strategie, possiamo scegliere quali tecniche siano più appropriate per realizzare ciò che abbiamo progettato. Possiamo immaginare la progettazione in permacultura come una partita a scacchi: valuti le mosse, rifletti e alla fine diventa tutto molto chiaro e diretto come processo logico. Ripensiamo alle fasi che ho elencato:

  • una direttiva
  • tre etiche
  • un numero di principi che varia da dodici a diciotto, dipende dagli autori
  • una ventina di strategie progettuali
  • N tecniche appropriate.

É una spirale a crescere. Immaginate il modello che possiamo vedere nel guscio di un nautilus, ecco il processo
di progettazione è questo, una spirale.

Nautilus
Fonte: Wikimenia Commons

Cosa possiamo progettare con la Permacultura?

Abbaimo introdotto cos’è la Permacultura e accennato a cosa implichi progettare con queste strategie, ma cosa, di fatto, andiamo a progettare? Qualsiasi cosa.

La permacultura è un sistema, la possiamo applicare alla progettazione di una casa, come organizzazione degli spazi, come relazione con l’esterno. Che sia un giardino privato o un condominio, lo possiamo applicare alla progettazione di una azienda agricola, alla progettazione di un gruppo di persone, di una associazione.
L’unico limite è la nostra creatività.

Io, per esempio l’ho applicata alla progettazione della mia azienda agricola. Ho pensato sia al lato economico di sostenibilità, sia a quello di relazione con l’ecosistema in cui andavo a realizzarla, sia al rapporto con la comunità locale. Ho progettato la complessità aziendale in modo consapevole. Nel mio caso l’ottica è quella di produrre cibo in modo rigenerativo e lavorando con piante perenni e annuali. Lavorando in coltura promiscua. Che poi la coltura promiscua è un modo tradizionale tipico dell’Italia di coltivare. La permacultura mi ha permesso di riscoprire una tecnica tradizionale e renderla parte di un progetto agricolo, oggi. Io lo trovo fantastico!

Azienda agricola progettata in Permacultura "La Scoscesa"
Azienda Agricola “La Scoscesa”. Fonte: Lorenzo Costa
Azienda agricola progettata in Permacultura "La Scoscesa"
Azienda agricola “La Scoscesa”. Fonte: Lorenzo Costa

Semplifichiamo con un esempio

Voglio condividere un breve esempio per essere più chiaro. Se decido di cucinare una zuppa di lenticchie cosa faccio? Intanto mi assumo la responsabilità di nutrirmi, prima direttiva, e sto applicando già una delle etiche, cura delle persone. Se cerco di farla con ingredienti di stagione e da produzioni sostenibili, sto applicando cura della terra e cura del futuro. Apro la mia dispensa e osservo cosa ho e cosa mi manca, sto usando i principi. Poi applico l’uso di strategie progettuali decidendo cosa devo acquistare e come e cosa invece posso aver prodotto io o avere già in dispensa. Le strategie mi aiutano ad analizzare ciò che più mi conviene, ciò che rende efficiente il mio progetto di zuppa. Poi scelgo una ricetta che potrebbe essere equiparata ad una tecnica e realizzo la mia zuppa.

E poi? Poi mangio.


Ecco, in poche righe un esempio di progettazione. Ora, immaginiamo di usare il processo per qualcosa di molto più complesso, una azienda agricola, un quartiere, un Comune. Cambia solo la scala, ma resta sempre applicabile. La progettazione in permacultura rende efficienti le relazioni fra gli elementi di un sistema, crea connessioni. Pensate a quante cose oggi facciamo seguendo uno schema lineare. Ecco, la permacultura stravolge tutto questo e ci dà gli strumenti per imparare ad applicare un pensiero sistemico. Ora forse è chiaro perché in 45 anni oltre un milione di persone si sono formate in progettazione in permacultura. Forse ora è chiaro perché una progettista in permacultura non è in ansia di fronte ad un mondo che va a rotoli, perché ha un sistema che aiuta a connettere i punti, a vedere le relazioni. A risolvere i problemi con il minor spreco di risorse e la minore produzione di rifiuti. La progettazione ci dà una prospettiva.

Cos’è la Permacultura: conclusioni e dove saperne di più

Esiste un solo modo di applicare la progettazione in permacultura? No, esiste un sistema di progettazione da cui possono nascere infinite varianti di progetti. Quale percorso fare per conoscere ad applicare la permacultura? Si può studiare sui libri, c’è una vasta letteratura in inglese, e sta crescendo quella in italiano. Si possono seguire corsi. Il corso di accesso riconosciuto a livello internazionale è il corso di 72 ore che dura 12 giorni, o consecutivi o a fine settimana. Poi c’è da metterla in pratica, e approfondire le proprie conoscenze negli ambiti in cui si progetta. In Italia ci sono varie associazioni che si occupano di promuovere la progettazione in permacultura. Le due più attive sono Accademia Italiana di Permacultura e Istituto italiano di Permacultura.


Buona progettazione a tutte e tutti!

Chi è Lorenzo Costa

Lorenzo ha passato i primi dieci della sua vita nel Sultanato dell’Oman e questa esperienza lo ha cambiato per sempre. Rientrato in Italia, da grande ha studiato storia contemporanea. La sua formazione lo porta ad appassionarsi alla storia di qualsiasi luogo ed epoca. Lavora come tecnico all’università di Siena e dà sfogo alla sua “vivacità” facendo il sindacalista in un sindacato di base. Affetto da profonda incapacità di stare in silenzio, si dice che riesca a parlare anche con un sasso, è comunque un attento ascoltatore e collezionista di storie. Forse la vocazione al collezionare lo contraddistingue, e raccoglie qualsiasi oggetto, chissà, forse un giorno servirà. Costruisce mobili, e ama essere sempre in movimento.

Conosce la permacultura nel 2014 e da lì inizia un viaggio di studio e transizione verso una nuova vita. Compra un terreno su cui ha progettato un’azienda agricola, La Scoscesa, e intanto legge. La lettura di molti testi lo porta a scrivere recensioni per il sito permies.com con cui collabora come componente dello staff e poi a pubblicarne su varie riviste inglesi. Collabora come consulente editoriale con una casa editrice inglese. Si diploma in progettazione applicata in permacultura nel 2019. Insegna corsi di progettazione in permacultura e di gestione dell’acqua piovana. La permacultura gli ha fatto scoprire un mondo basato sulla osservazione continua e la capacità di adattarsi e cambiare. A parte questo la vita per lui è divertimento e passione.

Se vi interessa l’argomento e volete seguirlo, il suo profilo Instagram è qui.

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