Pavimento pelvico: sapete cos’è? Forse, se avete fatto un buon corso di preparazione al parto, ne avrete sentito parlare, magari in relazione al perineo. Quello che in moltissimi ignorano è che si tratta una parte del nostro corpo di enorme importanza, e non solo per motivi strettamente correlati al parto e alla gravidanza. Con questo post cercherò di spiegarvi cos’è e come prendervene cura, grazie al contributo di professionisti esperti: la dottoressa Antonella Cavalieri di Padova e la nostra ostetrica del team NotOnlyMama, la dottoressa Caterina Stefanelli di Vita da Ostetrica.
Pavimento pelvico: cos’è?
Grazie all’aiuto della dott. Cavalieri, cercherò di spiegarlo in parole molto semplici. Si tratta di una struttura anatomica composta da muscoli, nervi, legamenti e fasce che chiude inferiormente il bacino ed ha il compito di sostenere gli organi pelvici. Ha una forma romboidale e circonda l’uretra, la vescica, la vagina e l’apparato ano-rettale. Gli organi pelvici (tra cui la vescica e l’uretra, l’utero e la vagina, il retto e l’ano) sono sostenuti dai muscoli e dal tessuto connettivale del pavimento pelvico che come un’amaca li supporta, aiutandoli a sostenere le pressioni che arrivano dall’alto. Tra le funzioni più importanti del pavimento pelvico, ci sono quella sessuale e riproduttiva e quella di continenza urinaria e fecale. Oltre a queste, che forse sono le più note, il pavimento pelvico contribuisce alla statica pelvica e regola la funzione biomeccanica del bacino.
Pavimento pelvico: e il perineo?
Il famoso perineo (che chi ha partorito ha di certo sentito nominare) fa parte del pavimento pelvico. E’ un organo dinamico. Sollecitato continuamente dal peso del nostro corpo, è soprattutto impegnato nel contrastare gli aumenti di pressioni intra-addominali. Queste pressioni possono essere dovute a sforzi come sollevare le borse della spesa, prendere in braccio il bambino, tossire, starnutire, oppure da condizioni croniche come la stitichezza e infine da avvenimenti come il parto. La nostra Caterina ne ha parlato approfonditamente nel suo post, definendo il perineo “il centro delle donne”.
Pavimento pelvico: come ci accorgiamo che qualcosa non va?
Abbiamo detto che le tre aree che il pavimento pelvico supporta sono l’apparato urinario, vaginale e ano-rettale. Quando c’è qualcosa che non funziona in queste tre aree, vuol dire che anche il pavimento pelvico sta avendo qualche problema. Quali sono i sintomi che devono farci squillare un campanello d’allarme?
Apparato urinario:
- Perdita involontaria di urina
- Urgenza ad urinare
- Necessità di urinare spesso (più di 8 volte nelle 24 ore) in assenza di infezioni urinarie
- Difficoltà a svuotare completamente la vescica
- Senso di peso vescicale.
Area vaginale:
- Senso di peso dovuto alla presenza di prolassi
- Dolore post-parto causato da lacerazioni o episiotomie
- Dolore con i rapporti sessuali
- Diminuzione della percezione sessuale
Apparato ano-rettale:
- Perdita involontaria di gas e/o feci
- Urgenza alla defecazione (correre al bagno quando si avverte lo stimolo)
- Mancata percezione dello stimolo evacuativo
- Difficoltà a svuotare l’ano dalle feci/difficoltà alla defecazione.
- Mancata capacità a coordinare le spinte defecatorie.
- Senso di peso anale
- Dolore anale e/o perineale
Pavimento pelvico: come possiamo intervenire?
Se avete riconosciuto anche solo uno di questi sintomi, il consiglio è quello di contattare al più presto uno specialista, nella persona di un esperto nella riabilitazione del pavimento pelvico. Queste figure, specialiste in campo uro-ginecologico e/o coloproctologico, valuteranno l’entità del problema e prescriveranno una terapia riabilitativa adeguata alle necessità di ogni paziente. La cosa più importante è il fatto che queste figure specializzate vi educheranno dandovi una maggiore consapevolezza dei corretti movimenti da eseguire nelle varie attività quotidiane, in modo da prevenire una ricaduta (educazione perineale).
Pavimento pelvico: quali sono i trattamenti da adottare?
Qui lascio la parola alla dott. Antonella Cavalieri, ostetrica specializzata in rieducazione e riabilitazione del pavimento pelvico, coordinatrice del gruppo scientifico TOPP – AIUG e associata al MIPS – Mediterranean Incontinenence and Pelvic Floor Society. A lei ho rivolto alcune domande sui trattamenti che possono essere adottati.
Quali sono i trattamenti più efficaci in caso di problemi legati al pavimento pelvico?
Prima di iniziare qualsiasi trattamento, occorre innanzitutto effettuare una valutazione del pavimento pelvico: ogni donna è a sé e le problematiche sono molteplici. Eseguendo una valutazione specifica si ha la possibilità di individuare il problema. Il trattamento deve essere personalizzato per poter ottenere i risultati attesi.
Come funziona la riabilitazione?
La riabilitazione del pavimento pelvico deve necessariamente prevedere un inquadramento iniziale, la famosa valutazione del pavimento pelvico, proprio per poter programmare il percorso individuale. Questo percorso può prevedere un trattamento domiciliare oppure ambulatoriale: dipende appunto dalla condizione iniziale. Se viene proposto un trattamento domiciliare, si consegna alla donna un programma di lavoro ad hoc sulla muscolatura perineale e sulle modalità di gestione della problematica (educazione minzionale, defecatoria o gestione del dolore). Nel caso invece, di una condizione del pavimento pelvico non gestibile inizialmente a domicilio, viene proposto un ciclo di terapie che può variare da 8 a 10 sedute. Le tecniche utilizzate sono la fisiochinesiterapia del pavimento pelvico, l’elettrostimolazione funzionale, il biofeedback. Recentemente sono state introdotte anche la radiofrequenza e l’elettroporazione.
A cosa si può andare incontro se non si interviene?
Le disfunzioni del pavimento pelvico sono molteplici: dall’incontinenza urinaria al prolasso, dalla stitichezza all’incontinenza anale, per non parlare del tema scottante del dolore pelvico cronico e delle vulvodinie. Sarebbe opportuno non arrivare a manifestare la problematica e quindi, lavorare in prevenzione. Prevenire significa lavorare già nelle scuole con programmi educativi sulla minzione e sulla defecazione. Anche l’educazione sessuale è fondamentale.
Altro momento molto importante è il periodo della gravidanza: qui nasce la necessità di effettuare quantomeno una valutazione del piano pelvico, per poter prevenire i danni. Già di per sé l’evento gravidanza comporta un appesantimento al piano perineale sia per la componente pressoria data dall’aumento dell’utero che dalla postura (iperlordosi) che si mantiene per tutti i 9 mesi, per non parlare poi dell’aspetto ormonale che influenza rilassando tutti i tessuti compresi i muscoli. Il parto rappresenta poi un traumatismo importante per l’area pelvi-perineale e la preparazione di tutto il pavimento pelvico e del bacino osseo rappresenta sicuramente una prevenzione per i danni perineali dovuti all’evento parto.
Le lacerazioni e l’episiotomia sono realtà traumatiche per i muscoli perineali che possono subire stiramenti e avulsioni (distaccamenti): anche le suture non ben eseguite diventano poi problemi da affrontare dopo il parto manifestandosi come dolore durante il rapporto sessuale o come causa di prolassi genitali (per esempio nelle ricostruzioni dell’anatomia non ben eseguite).
La parola chiave diventa quindi PREVENIRE, prima di dover affrontare problematiche a volte insuperabili solo con l’intervento riabilitativo.
Quando è opportuno effettuare una prima valutazione del pavimento pelvico e quando vanno rifatti i controlli?
La prima valutazione del piano pelvico e perineale andrebbe eseguita prima della prima gravidanza: questo permetterebbe l’individuazione di problematiche già presenti che potrebbero aggravarsi con l’instaurarsi della gravidanza e con l’espletamento del parto. Doverosa la valutazione in gravidanza attorno alla 20^ setttimana di gestazione, al fine di poter intervenire qualora siano già presenti alterazioni funzionali a carico del pavimento pelvico.
Nel caso invece, sia tutto nella norma, è indispensabile preparare il perineo al parto, attraverso l’utilizzo del massaggio perineale e ancor più del “palloncino” blu più conosciuto come Epi-nò che prepara in modo oggettivo anche la muscolatura più profonda (muscoli elevatori dell’ano) e dove le dita della donna non possono arrivare. L’utilizzo di questo dispositivo deve essere assolutamente indicato e spiegato dall’ostetrica dopo un’attenta richiesta di informazioni (anamnesi) e solo in gravidanze fisiologiche a partire dalla 32-34^ settimana di gestazione.
Infine è importante ricordare di effettuare una valutazione del pavimento pelvico dopo il parto per poter fornire indicazioni circa il trattamento da effettuare (domiciliare o ambulatoriale): questa visita va effettuata a circa 40-60 giorni dal parto, dando così tempo alle strutture anatomiche e muscolari di poter recuperare.
Ha qualche consiglio da dare alle mamme e alle donne che ci seguono?
Il pavimento pelvico è una struttura fondamentale per noi donne. Ci sostiene e permette il funzionamento di organi vitali: dal poter urinare bene, da poter evacuare in maniera soddisfacente e in ultimo ma non meno importante, di avere una vita sessuale soddisfacente. Una valutazione diventa importante perché può cambiarvi la vita, soprattutto se lavorate in un’ottica di prevenzione. La menopausa è un periodo difficile per la donna e dobbiamo arrivare a questo momento quantomeno con una salute perineale soddisfacente, poiché con la riduzione degli estrogeni, potrebbero manifestarsi disfunzioni che sono rimaste silenti fino a poco prima. La parola chiave resta quindi prevenzione!
Pavimento pelvico: un caso concreto
Sulla mia pelle, ho sperimentato in prima persona cosa vuol dire non avere avuto informazioni sufficienti sulla mia anatomia e aver trascurato per troppo tempo una parte così importante del mio corpo.
Due parti diversi
Il mio primo parto è stato particolarmente difficile: operativo con ventosa e una brutta episiotomia, che però, grazie al cielo, è stata ricucita bene. Ci ho messo tempo a recuperare, ma alla fine mi sembrava di essere tornata quella di prima. Il fatto di sentire una sensazione di peso durante i primi giorni del ciclo la consideravo un effetto della gravidanza, lo avevo preso come un dato di fatto. Un giorno poi, in palestra, ci hanno fatto fare il jumping jack, un esercizio in cui si aprono e si chiudono le gambe saltando. Nonostante credessi di avere la vescica vuota, senza che me ne accorgessi è successo un macello: mi sono lavata! C’era qualcosa che non andava.
Quando poi sono rimasta incinta della seconda figlia, mi sono rivolta ad una consulente per l’allattamento, la super Cristina Panizza, dell’ambulatorio allattamento dell’ospedale di Padova (se ho allattato, è solo grazie a lei). In quell’occasione, ho scoperto che Cristina è abilitata anche in educazione perineale, quindi, visto lo spiacevole episodio successo in palestra, ne ho approfittato per farmi fare una valutazione del pavimento pelvico (cosa che nemmeno sapevo che esistesse)… scoprendo che la mia episiotomia era peggio di quello che pensavo e che era il caso, dopo aver partorito, di tenere d’occhio la situazione.
Il parto della mia seconda figlia è andato benissimo, ma mi sono lacerata. La ginecologa che mi ha cucito probabilmente era alle prime armi e ovviamente l’ho realizzato a posteriori. Già dopo pochi giorni dal parto, la sensazione di peso era insopportabile, non riuscivo a stare in piedi. Sono tornata da Cristina, che ha controllato e si è accorta che i punti erano troppo stretti. Ne ha fatto saltare qualcuno e sul momento sono stata meglio. Nel giro di poco però sono sopraggiunti altri problemi. Cristina allora mi ha mandato a fare un controllo da Antonella.
La diagnosi
Senza entrare nel dettaglio (perchè ci sarebbe da scrivere la lista della spesa…), Antonella ha constatato che la lacerazione non solo era stata ricucita male e avevo granulomi interni e una possibile avulsione muscolare, ma che il mio povero pavimento pelvico era “congelato”. Insomma, una serie di cose, che non avrei mai scoperto se non avessi fatto una visita da una specialista. La prescrizione ora è quella di una terapia in ambulatorio e a casa, che dovrebbe farmi tornare come nuova.
Tutto questo per dirvi una cosa molto semplice: non affidatevi mai al sentito dire e fidatevi solo di professionisti esperti e preparati. Non pensate che, siccome non avete avuto figli, allora questi non sono problemi a cui andrete incontro, perchè non funziona così. Ad esempio, da ragazzina ho fatto danza fino all’età dello sviluppo. La adoravo, mi piaceva da morire. Non sapevo però che la danza ha contribuito a dare alla mia muscolatura del pavimento pelvico un ipertono. Se non lo sai e in preparazione al parto ti metti a fare gli esercizi di Kegel, ad esempio, peggiori la situazione, perchè stai allenando un muscolo già in ipertono.