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No ai buoni propositi, sì a obiettivi concreti: come progettare il tuo anno lavorativo in modo efficace

Perché il 2021 sia un anno diverso, inizialo in modo diverso! Altro che buoni propositi: abbiamo chiesto qualche consiglio a Serena Brenci, Counselor e Docente di formazione professionale, per raggiungere davvero gli obiettivi che ci siamo prefissate

Dopo l’anno che abbiamo trascorso, non so tu, ma io non ho nessuna voglia di fare la lista dei buoni propositi per l’anno nuovo. Anzitutto perché mi sento un po’ come i naufraghi di Lost, sopravvissuta a un disastro che non so nemmeno bene se è passato a guardare un futuro che, al momento, ha ancora i contorni delle quattro mura di casa mia; e poi anche perchè ogni volta che compilo quella lista, hashtag #newyearesolutions, so già che la quasi totalità di quei punti resteranno lì sulla carta per sempre. 

Per dare nuova energia al nostro anno, e prendere in mano la situazione, ho chiesto a Serena Brenci, Counselor organizzativo-aziendale e Docente di formazione professionale, qualche consiglio per progettare il 2021 in modo efficace, facendo ciao ciao ai buoni propositi e scegliendo, invece, obiettivi concreti e verificabili

Anzitutto, Serena ti chiederei di aiutarci a capire questa necessità che sembra colpirci tutte quante a gennaio e a settembre. Qual è il senso e l’importanza di fare una lista dei buoni propositi?

Il bisogno di fare il punto è un’esigenza quasi innata negli esseri umani. Ispira speranza, per questo ci rifugiamo sovente nei buoni propositi. Ma a volte capita di puntare troppo in alto, o nella direzione sbagliata, o di bloccarsi in quello che in inglese si chiama overthinking, cioè pensare troppo. La nota centrale, per realizzare i propositi che ci siamo date, è darsi un metodo per scegliere come stabilire efficacemente le proprie priorità. 

Quale metodo consigli di utilizzare, per far sì che i buoni propositi restino solo tali e non si trasformino mai in successi?

Vorrei condividere, innanzitutto, la consapevolezza che la pianificazione non è una scienza esatta. L’imprevisto può accadere, a volte può essere anche una grande benedizione per riconnetterci nel profondo e farci capire che stavamo andando fuori rotta. Al contempo, il metodo e la costanza nella pianificazione fanno sempre la differenza, soprattutto per restare consapevoli rispetto ai cambiamenti esterni, quelli che sono fuori dal nostro controllo.

Quindi è molto importante, non coltivare l’illusione che sia il nome dei mesi e dei trimestri, che volgono alla fine, a poter cambiare magicamente lo stato dei fatti: dobbiamo essere convinte e impegnarci. Poi, scegliere delle scadenze sostenibili, cioè che verosimilmente rispetteremo, individuate sul nostro modo di essere e di lavorare. Se so che tendo a procastinare, non potrò aspettarmi di cambiare di colpo e, allora, magari, dovrò provare strategie diverse per rispettare le scadenze che mi sono data.

Allo stesso tempo, se adoro pianificare, per me sarà più facile utilizzare delle liste di to-do; al contrario, se mi sento uno spirito libero, potrei trovare più efficace trovare una persona alleata con cui verificare i miei obiettivi entro quando mi sono prefissata di farlo. È chiaro che questo comporta un lavoro di consapevolezza di sé, preventivo e importante, che parte da una  personale riappacificazione con le proprie zone ombra, per scegliere quali assecondare e quali osservare senza farci trascinare via. Questo ci permette anche di riconnetterci con i nostri desideri e si può iniziare a pianificare davvero.

Perché è importante pianificare il proprio anno lavorativo?

È importante per non lasciare che gli eventi, soprattutto quelli non prioritari per te o quelli che non puoi controllare, per cui quasi tutti, prendano il sopravvento e spostino la tua attenzione e le tue energie dalla realizzazione di ciò che più conta per te. Apprezzo molto in questo senso una citazione di Goethe, secondo cui “le cose che contano di più non devono mai essere alla mercé di cose che contano meno”. Senza una pianificazione consapevole, infatti, è più facile farsi prendere dall’urgenza del momento, catalogandola come importante o prioritaria, quando invece potrebbe essere delegabile o eliminabile.

Quali consigli e quali strumenti puoi suggerire?

Innanzitutto suggerisco di non darsi più di un obiettivo per area di vita per il nuovo anno. Un obiettivo, dunque, nel lavoro, uno nelle relazioni, uno in famiglia, uno nel mio gruppo di volontariato, uno nella mia crescita personale e così via. Per sceglierlo, consiglio di partire dall’anno appena trascorso, da ciò che ci ha limitate e dall’immaginazione di ciò che vorremmo ottenere alla fine di quest’anno. Nei miei percorsi di counseling, aiuto le persone a riconnettersi a queste recenti memorie con esercizi di respirazione e attraverso la percezione del proprio corpo, per cui posso consigliare di fare lo stesso.

A questo punto, possiamo osservare ciò che ci ha limitato, in modo tale da poterci chiedere quali sono i passaggi necessari per realizzare la visione che abbiamo di noi stesse alla fine dell’anno. A partire da queste aree di debolezza, che appunto ritroviamo nella riflessione sull’anno lavorativo precedente, intercetto cosa può avermi bloccato e quanto è per me importante potenziare quella parte di me.


Così, definisco il mio obiettivo. E per capire come portarlo a termine, creo una mappa mentale creativa che mi aiuta a trovare le azioni per realizzarlo, come fosse un brainstorming tra me e me su carta. Questo mi permette di autonarrarmi e prendere le distanze dalle varie mosse più o meno utili, una distanza piena di empatia e scevra di giudizio.


Dopo aver mappato in questo modo idee, priorità e scadenze trasferisco su Trello una programmazione trimestrale di massima e poi su Google Calendar in modo più capillare, per avere sotto controllo anche il day by day.  Ogni settimana, di solito nel weekend, dedico dieci minuti per segnare sulla mia agenda cartacea gli impegni dal lunedì alla domenica successiva. Fatto questo lavoro di revisione e ricollocamento, bastano cinque minuti ogni mattina, o ogni sera, per sintetizzare i to-do quotidiani che ci avvicinano giorno per giorno al raggiungimento del nostro obiettivo.
Tutto questo, ovviamente, vale non solo nel lavoro, ma anche nelle altre sfere della vita.

Gli errori da non fare quando pianifichiamo?

Sicuramente lasciarti prendere dalla fretta di segnare subito in calendario cosa fare settimanalmente, senza aver prima fatto uno schema delle tue priorità suddivise per periodo: non dimenticare mai che la pianificazione efficace risponde alle priorità che ti dai e le priorità rispondono ai tuoi desiderata, e questi dovrebbero essere allineati con ciò che ti fa evolvere e ti appaga. Per cui il lavoro parte da qui, da te, dalle tue emozioni. Altrimenti il calendario diventerà una lista sterile e pesante di cose che non ti somigliano. E la somma di queste cose sarà la tua vita.

Poi, un altro errore è riempire tutto e troppo, senza lasciare spazi bianchi nel tuo planning settimanale: è invece più efficace lasciare delle fasce orarie totalmente vuote, contemplando in anticipo l’imprevisto o la stanchezza o imprevisti piacevoli come una telefonata di un’amica, un buon libro che non vedi l’ora di finire o una cenetta romantica.

Allo stesso modo, stilare liste di to-do giornalieri che implicano troppi ambiti diversificati di cose da fare, può farti disperdere troppe energie. La mente lavora meglio se organizziamo gli argomenti affini nello stesso blocco temporale di due o tre ore consecutive.

E, infine, sottovalutare il bisogno di relax e di tempo vuoto. Tutte siamo più produttive quando siamo riposate, è dunque cosa buona prevedere sempre del tempo per fare altro o non fare niente, così da lasciare spazio alla creatività, alla riflessione e alla autorealizzazione.

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