Il settore calzaturiero è sempre stato uno dei fiori all’occhiello dell’artigianalità Italiana, fatta di innovazione, ricerca della perfezione estetica, lavorazioni accurate e attenzione all’ambiente. Oggi è ospite da Koroo Marta Guerci, podologa, titolare dell’azienda “Le Scarpe di Marta” che ci racconta il suo percorso nelle calzature, tra sostenibilità ed etica del lavoro.

1. cosa ti ha spinto a creare un brand etico e sostenibile?
Quello che mi ha spinto a creare un brand è stata la voglia di veder realizzata una mia idea. Ho sempre creduto che la bellezza potesse essere coniugata con la comodità e non avevo mai trovato scarpe che fossero comode e che rappresentassero il mio gusto e il mio stile. Il fatto che il brand sia sostenibile non è di certo stata una scelta: mi sembrava semplicemente scontato che lo fosse, non credo si possa fare a meno.
2. che percorso hai seguito per arrivare a realizzare il tuo progetto imprenditoriale?
Non è stato un percorso breve. L’idea mi è venuta mentre studiavo podologia. In effetti l’idea iniziale era leggermente diversa (c’è voluto Tommaso per aiutarmi a mettere a punto Le Scarpe di Marta come le vedete oggi). All’inizio volevo fare scarpe belle e comode ma su misura! Poi pian piano, pur rimanendo fedele al bello e comodo, l’idea di creare una collezione da far conoscere a tutti ha iniziato a stuzzicarmi. Dopo la laurea, sono andata “a bottega” a imparare il mestiere. Ho fatto da garzone a due calzolai che facevano appunto scarpe da donna a mano e su misura. Da loro ho imparato dalla A alla Z come si fa una scarpa senza l’uso di alcun macchinario! Dopo due anni di apprendistato da loro, e un altro a provare a far da sola e “girare” per altri calzolai per vedere le varie tecniche di lavorazione, mi sono trasferita in Francia dove ho lavorato per un laboratorio di scarpe ortopediche. La formazione ha continuato al Cercal School , una scuola calzaturiera in Emilia Romagna, poi un’esperienza in azienda (sempre ovviamente calzaturiera) ma stavolta nelle Marche e infine è arrivato il momento di spiegare le ali e lanciarsi!

3. qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare nel tuo lavoro legato alla sostenibilità?
La cosa più difficile (so che di solito queste cose non si dicono) è a livello economico. Siamo abituati ad acquistare scarpe anche molto economiche e volendo io produrre tutto in Italia, trovo molte difficoltà a conciliare un prezzo equo di produzione con la domanda del mercato e la sostenibilità economica della mia azienda. L’altra difficoltà non ancora del tutto superata (mai ci stiamo lavorando) è riuscire a trovare materiali che soddisfino i criteri di sostenibilità di produzione (soprattutto per quanto riguarda materiali animal free) e caratteristiche tecniche che cerco in quel materiale.
4. come vedi il mondo della moda sostenibile da qui ai prossimi 10 anni?
Lo vedo bene! La crescente attenzione dei consumatori fa s^ che anche le aziende, ma soprattutto i produttori di materie prime, investano sempre più nella ricerca di materiali che possano essere il più “verdi” possibile. Fino a 2 anni fa materiali di riciclo o upcycle o derivanti da piante e “scarti” vegetali ce ne erano pochissimi ed erano irraggiungibili. Per esempio solo un anno e mezzo fa le uniche aziende che avevamo trovato che facevano suole riciclate (e non nelle percentuali di riciclo che si hanno oggi) erano straniere e comunque pochissime. Ormai invece praticamente ogni suolificio ha una proposta di suola creata con materiali riciclati o scarti di lavorazione. Lo stesso vale per i “pellami” (che non ha senso chiamare pellame) vegan. Creati cioè da derivati vegetali, come l’apple skin, o pineapple skin, materiali derivati dalla corteccia, insomma ormai ce ne sono moltissimi e sono facilmente reperibili. Due anni fa l’unica chance era parlare direttamente con l’azienda madre rendendo molto difficile i rapporti.

5. Se ti chiedessero di descrivere il tuo brand, come lo descriveresti? Cos’ha di diverso e speciale rispetto ad altri marchi analoghi?
Diciamo che la questione comodità mi sta davvero a cuore, la cosa che ci differenzia da altri marchi (per lo meno è quello che spero) è proprio la comodità. Abbiamo studiato una forma che potesse accogliere un plantare interno ma non rendesse la scarpa una scarpa “ortopedica”. Anche il plantare che si trova in ogni nostra scarpa è stato studiato per essere comodo alla maggior parte dei piedi e volendo, tra l’altro, si può anche sostituire con il proprio. Il mio scopo è creare scarpe che possano essere indossate per tutto il giorno, lo stile stesso è tutto rivolto ad avere scarpe che possano adattarsi a diversi momenti della giornata, e in vari contesti, essenziale, ma colorato. Come dice la nostra bio, scarpe easy per vite felici. Un altra cosa a cui tengo molto (sopratutto perché ho impostato le vendite praticamente solo on-line), è il customer care. Trovo sia molto importante aiutare il cliente a capire quale numero ma anche quale modello può essere migliore per il suo piede, anche se siamo a distanza! E quando ci sono problemi, perché ovviamente capita, cerco sempre di risolverli nel miglior modo possibile e rapidamente.
6. secondo te cosa potrebbe aiutare concretamente lo sviluppo della moda sostenibile, oggi e in futuro?
Lo sviluppo della moda sostenibile dipenderà tutto dai consumatori. Più persone prenderanno coscienza e conoscenza di cosa c’è dietro l’indotto della moda più riusciremo a cambiare direzione. È fondamentale la divulgazione: più persone, ne parleranno più si arriverà velocemente a un vero punto di svolta.
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