Oggi c’è un gran bisogno di gentilezza. Nell’ultimo periodo un clima crescente di rabbia e frustrazione ha preso il sopravvento in molti, forse troppi, ambiti delle nostre vite. Basti pensare ai toni ed alle parole che ascoltiamo in alcune interviste o dalle persone quotidianamente, per non parlare di quello che emerge dalla giungla incontrollata dei Social.
Essere gentili anche on line può fare la differenza, in che modo ne abbiamo parlato in questo articolo: Gentilezza online: fare la differenza anche sui social.
Indubbiamente la gentilezza sembra oggi un valore fuori moda.
Ma in un contesto di questo tipo perché insegnare la gentilezza soprattutto ai bambini?

La verità è che ci sono davvero moltissime ragioni per farlo.
Una fra tutte è che la gentilezza dà benessere, ma non solo, insegnare la gentilezza ai bambini lì renderà davvero adulti migliori.
Ma cos’è la gentilezza?
La gentilezza per tanti è una sorta di dovere sociale da rispettare, quel “buon costume” da indossare per essere educati alle buone maniere.
Questa visione limitata però tralascia del tutto il sentimento che accompagna la gentilezza, capace di sviluppare e accrescere la “sensibilità”, quale qualità innata dell’individuo che gli permette di percepirsi nel mondo che lo circonda.
La gentilezza è tutto quell’insieme di azioni, atteggiamenti comportamenti e anche parole che hanno la finalità di fare del bene all’altro: rivolgersi agli altri con un “per favore”, cedere il passo ad un anziano, aiutare chi si trova in un momento di difficoltà.
Essere gentili quindi comporta l’agire comportamenti volti a generare benessere all’altro. Usare parole gentili che fanno bene al cuore e allo spirito, generando un senso di accoglienza, supporto e comprensione reciproca. Aiutare altri nello svolgimento di qualcosa, supportare nelle difficoltà e rendersi disponibili nella quotidianità, rispettando i modi e tempi di chi si ha accanto.
Tutto connotato dal puro desiderio di fare del bene, senza interesse personale e tornaconto.
Si agisce per la sola bellezza di fare e per ciò che genera negl’ altri ed in noi.
Perché la gentilezza non fa bene solo a chi la riceve, ma anche a chi la pratica.

Insegnare la gentilezza: una sfida possibile per adulti e bambini.
Nella nostra società rare sono le manifestazioni libere di gentilezza.
Si vede sempre più gente andare dritta per la propria strada, non curandosi di cosa e chi si ha accanto, dei bisogni degli altri e della possibilità di fare un piccolo dono, anche solo con un sorriso o piccolo gesto.
Questo succede fra gli adulti, ma purtroppo sempre più spesso anche tra i bambini.
Educare alla gentilezza è un processo complesso, continuo, che si costruisce nella quotidianità. Non si tratta solo di imparare alcune paroline gentili da dire in certe situazioni.
Educare alla gentilezza, infatti, significa crescere bimbi gentili, rispettosi, di sé e degli altri.
Ma quindi come si può educare alla gentilezza? E perché farlo?
Per rispondere a queste ed altre domande ci ha aiutato una preziosa professionista, la psicologa clinica Monica Toccaceli, specializzata in genitorialità.
Insegnare la gentilezza ai bambini: la parola dell’ esperta.
Spesso ci si domanda se nella società di oggi abbia ancora senso educare alla gentilezza. A volte si pensa che essere troppo gentili sia sinonimo di debolezza e fragilità, mentre la gentilezza è una delle caratteristiche principali delle persone forti. In che modo la gentilezza può arricchire e far bene ai nostri figli e renderli adulti migliori?
Confrontandomi con i genitori spesso mi trovo a riflettere su questo concetto: la paura di perdere la propria autorità se si approcciano ai figli in modo gentile, come se appunto la gentilezza fosse vissuta come un segno di debolezza ed eccessiva morbidezza che impedisce poi di “esercitare” la propria influenza o guida. Ecco che quando si deve dire un NO oppure esprimere un concetto molto importante si diventa rigidi, duri, al limite dello sgarbato.
In realtà insegnare la gentilezza equivale ad insegnare il rispetto.
Valore che per tutti noi è fondamentale e che tutti noi vogliamo trasmettere. E probabilmente in un mondo più ricco di rispetto potremmo vedere il meglio dell’umanità delle persone invece del loro lato imbruttito, impaurito, solo.

Come si possono educare alla gentilezza bambini e ragazzi?
Per educare alla gentilezza bisogna prima di tutto viverla ed incarnarla.
È impossibile trasmettere un valore se non lo si vive nella quotidianità. Amo dire che la genitorialità si gioca soprattutto nelle piccole cose quotidiane e non nei momenti di svolta.
Il nostro modo di agire automatico è quello che ha maggior impatto.
Educare alla gentilezza vuol dire insegnare l’empatia.
E per insegnare l’empatia bisogna essere empatici.
Non ci sono formule magiche, lezioni da impartire, prediche da fare.
Bisogna sentire, pensare e agire con empatia e questo porta alla gentilezza.
Se il bambino vive esperienze in cui si sente approcciato con gentilezza e rispetto imparerà quel modo di fare, imparerà che le persone ti accolgono e ti comprendono e così, forte della pienezza che questa sicurezza regala, sentirà, penserà ed agirà con rispetto e gentilezza.
In pratica: osserviamo i nostri gesti e le ascoltiamo le nostre parole. Sono davvero rispettose? Proviamo a fare uno sforzo e a guardare quale messaggio stiamo trasmettendo quando per esempio la mattina di fretta ci rivolgiamo a nostro figlio con un “Dai sbrigati, sei più lento di una lumaca” o quando rispondiamo ad una sua richiesta con un secco “No, non pensarci neanche lontanamente”. È dalle piccole cose che inizia un grande cambiamento.
Ed è a partire dalla consapevolezza che possiamo modificare gli atteggiamenti che vanno contro le nostre vere intenzioni.

Insegnare la gentilezza potrebbe diventare uno strumento efficace per combattere il bullismo?
Assolutamente sì. Ogni forma di prevaricazione, ad ogni età nasce da un sentimento di ostilità nei confronti di un mondo che non ti ha accolto e non ti ha compreso; un mondo che ti ha trattato con poco rispetto e non ti ha aperto le porte dell’empatia. E per un bambino quel mondo è la propria famiglia in primis e la scuola poi. Nelle relazioni in cui c’è una qualche forma di violenza la parola rispetto è centrale per tutti i soggetti coinvolti: chi agisce la violenza non sa rispettare, chi la subisce non riesce ad uscire dal vortice della mancanza di rispetto. In entrambi i casi i genitori possono fare tanto con il loro modo di essere quotidiano che è sia un modello che viene interiorizzato, ma anche un regalo che permette ai bambini di crescere in un ambiente sicuro, accogliente, amorevole e pieno di rispetto.
In questo mondo stressante e frenetico, sono i piccoli gesti di gentilezza che possono cambiare le cose. Ma perché oggi sembra tanto difficile essere gentili?
Io credo che il problema è che siamo tutti spaventati; abbiamo tutti paura del prossimo.
Manca la fiducia nelle persone, manca la sensazione di essere parte di qualcosa.
E sinceramente credo che manchi a tutti noi una buona educazione emotiva.
In una società altamente tecnologica ed evoluta siamo spesso analfabeti emotivi, assolutamente inconsapevoli di noi stessi e del “potere” che abbiamo sui nostri figli. Poi certo lo stress e la stanchezza, l’instabilità del periodo storico che viviamo e tante situazioni contestuali aumentano il problema. Ma la radice, secondo me, è dentro di noi e non fuori. Per questo a tutti i genitori dico sempre: non dimentichiamoci di aiutare i nostri figli a capire come muoversi nel mondo dentro di loro e non diamo il massimo dell’importanza a insegnarli come ci si muovo nel mondo fuori.

Educare alla gentilezza è un dono per sé stessi e per la comunità. E’ un dono per sé che aiuta a pensarsi in una prospettiva più grande.
Al centro del mondo non c’è più il singolo, ma l’intera umanità e questo punto di vista rivoluziona ogni cosa.
La gentilezza avvicina le persone, unisce nonostante le diversità, regala pace dentro e fuori.
A volte un piccolo gesto di gentilezza, fatto o ricevuto, ci fa vedere le giornate sotto una luce diversa, una luce più bella e ci fa stare bene.
Una parola carina, un gesto premuroso, un comportamento garbato: sono molte le occasioni che abbiamo ogni giorno per mostrarci più attenti alle persone che ci circondano, siano essi amici, colleghi o perfetti sconosciuti.
Impegniamoci a praticare atti di gentilezza ogni giorno, di vera ed autentica gentilezza, farà bene davvero a tutti e scopriremo quanto potente può essere la gentilezza.
Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre.