Quando si sente parlare di biodiversità si ha l’impressione di capirne facilmente il senso ma è il significato profondo che a volte può sfuggire. Cos’è nel dettaglio la biodiversità, è come influenza la vita di tutti i giorni?
Cercherò di fare un po’ di chiarezza sul termine e di approfondirne le tematiche. Soprattutto, alla luce del fatto che ogni giorno sono sempre più sotto i riflettori nel mondo scientifico internazionale.

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Cos’è la biodiversità: una definizione
Il termine biodiversità fu introdotto per la prima volta nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson e può essere definita genericamente come la ricchezza di vita sulla terra. La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica offre una definizione più precisa differenziandola in tre componenti.
La prima componente, la diversità genetica, definisce la differenza dei geni all’interno di una determinata specie (variabilità intraspecifica). La diversità di specie invece si riferisce alla ricchezza di specie. È misurabile in termini di numero di specie presenti in una determinata area e in termini di frequenza, cioè la loro rarità o abbondanza in un territorio. La diversità di ecosistema dipende da numero e abbondanza degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono.
Naturalmente, i tre livelli sono in successione, scaturendo i successivi dal primo. Per capire meglio cos’è la biodiversità serve spiegare meglio la diversità genetica. E la genetica si spiega parlando di DNA e di biologia molecolare: perché e come i geni cambiano?

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Riproduzione e mutazione
Una pietra miliare della biologia è stato il passaggio del meccanismo riproduttivo da asessuato a sessuato. Gli organismi che si riproducono asessualmente (monere, protisti, alcuni invertebrati) hanno un tasso di cambiamento molto basso. Questi organismi infatti non fanno altro che replicare il loro DNA e dividersi in due cellule figlie identiche. Il loro tasso di mutazione è affidato alla frequenza di mutazione intrinseca del DNA, dovuta per lo più a piccoli errori di replicazione.
Per non essere troppo tecnica, dirò solo che è una velocità di mutazione molto lenta. Questi organismi, infatti, durante la loro lunga evoluzione sono rimasti quasi immutati diversificandosi molto poco dai loro predecessori.
La riproduzione sessuata ha segnato una grande svolta, ha generato la diversità genetica promuovendo la radiazione adattativa. Alla base c’è un fatto: unire metà del patrimonio genetico di un individuo con la metà del patrimonio genetico di un individuo diverso per crearne uno nuovo. Questo porta a un gran numero di combinazioni geniche diverse, ed è molto più favorevole al cambiamento delle specie rispetto al modello riproduttivo precedente.
Per esempio: nella specie umana, dove le coppie di cromosomi sono 23, al momento di formare le cellule sessuali con la meiosi si possono generare ben 2²³ (8.388.609) combinazioni (l’assortimento indipendente di Mendel).
Se a questo aggiungiamo l’ulteriore rimescolamento genetico del crossing-over, il numero di combinazioni possibili diventa praticamente infinito. Lo stesso accade per il partner riproduttivo. Comprenderai come le combinazioni genetiche che si realizzano al momento dell’unione tra cellula uovo e spermatozoo siano uniche! Combinazioni irripetibili, un mosaico di caratteristiche genetiche esclusive che siamo noi, ogni singolo individuo, uomo, pianta o animale nato da un evento di sessualità.
Questo significa essere diversi e generare diversità non lungo i millenni (come nei batteri) ma nell’arco di una manciata di generazioni.
Questi avvenimenti si sono rivelati favorevoli nell’ambiente terrestre in continuo cambiamento. Essere diversi dai propri “fratelli” ha consentito agli individui di occupare un ruolo diverso nell’ambiente, generando poi nuove specie a partire da in progenitore comune (radiazione adattativa) con nascita di organismi in grado di occupare una diversa nicchia ecologica.
Per nicchia ecologica si intende lo spazio occupato da una specie all’interno del suo habitat. Non solo come spazio fisico, ma come ruolo e funzioni che gli individui della specie o della popolazione svolgono. E comprende anche il modo con cui una specie utilizza le risorse dell’habitat in cui vive. Ciò include la competizione, il parassitismo, la predazione e il mutualismo tra le specie, così come alcuni fattori abiotici come suolo, umidità e temperatura.
Insomma, diversificazione genetica significa diversificazione ecologica: più ampia è la biodiversità di un ambiente, meglio questo sarà in grado di reagire ad ogni eventuale cambiamento. Al contrario, se la varietà biologica è ridotta, l’ambiente sarà facilmente stressato, fragile, incapace di contrastare le perturbazioni ambientali minimizzandone gli effetti. È alto il rischio effettivo che alcune specie si estinguano, che determinati habitat inizino a scomparire e che alcune zone del pianeta divengano del tutto prive di vita.
Biodiversità e uomo
È facile capire il motivo per cui è fondamentale tutelare la biodiversità del nostro pianeta: anche l’uomo ha bisogno di questa varietà per sopravvivere.
Purtroppo la biodiversità è sempre più in pericolo. La sopravvivenza delle specie viventi e degli habitat naturali è minacciata dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dal bracconaggio. Non importa quanto una specie o un ambiente ci possa sembrare lontano da noi o insignificante: non lo è. E il suo danneggiamento o la sua scomparsa sono in grado di influenzare in modo imprevedibile il futuro degli ecosistemi (effetto farfalla).
L’uomo infatti dovrebbe farsi carico della responsabilità di tutti questi cambiamenti e tutelare l’ambiente in cui vive. Invece, siamo proprio noi a rappresentare la più grave minaccia per la biodiversità.

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Per tali ragioni il decennio 2011-2020 è stato proclamato Decennio delle Nazioni Unite per la Biodiversità. Per scongiurare il collasso degli ecosistemi, l’umanità avrebbe dovuto adottare in questo decennio strategie globali volte al rispetto dei cicli naturali mettendo in pratica soluzioni coordinate tra tutti i paesi.
Sei obiettivi operativi erano stati individuati dall’UE:
– favorire l’attuazione della normativa in materia ambientali
– ripristinare gli ecosistemi
– incentivare Agricoltura e Forestazione Sostenibili
– incentivare la Pesca Sostenibile
– combattere le Specie Aliene Invasive
– contribuire a bloccare la perdita di Biodiversità a livello globale
Quest’anno, che avrebbe dovuto essere cruciale per il raggiungimento di questi obiettivi decennali, non lo è stato poiché gran parte di essi sono stati disattesi. Purtroppo l’uomo è ancora e sempre più l’ “HIPPO” della Terra. Dove hippo è il perfetto acronimo, coniato per noi ancora da Edward Owen Wilson, che ha così sintetizzato il peso dell’uomo sulla diversità biologica:
– H sta per “Habitat loss”, cioè la perdita di ambiente naturale in favore di coltivazioni e insediamenti umani
– I per “Invasive species”, le specie aliene introdotte dall’uomo in ecosistemi diversi da quelli di origine. Specie che proliferano in maniera incontrollata fino a sterminare quelle indigene
– P per “Pollution”, l’inquinamento antropico
– P per “Population”, a indicare la continua crescita della popolazione umana, giunta ormai a superare i sette miliardi di individui
– infine O sta per “Overharvesting”, il crescente sequestro delle risorse ambientali fino al loro completo consumo.