Be Conscious. Be Koroo.
coronavirus e rsa
una emergenza nell'emergenza

Coronavirus e Rsa: la realtà di una Rsa nel Lazio

Durante questi mesi in cui la pandemia ha stravolto le nostre vite e le nostre abitudini, è fin da subito emerso vi fosse una emergenza all’interno dell’emergenza: il diffondersi del Coronavirus nelle Rsa.

Secondo una indagine svolta da Panorama e successivamente confermata dal’Istituto Superiore di Sanità, sono bene 10 mila le vittime in tutta Italia tra gli ospiti di queste strutture.

Come molti sanno gli ospiti delle Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali) sono persone anziane vulnerabili spesso con pluripatologie. Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato la responsabile della Rsa Parco delle Rose, una Rsa con 86 posti letto, situata a Roma.

Ma facciamo un passo indietro.

Cosa sono le RSA

Le Rsa sono strutture non ospedaliere ma comunque a impronta sanitaria, che ospitano per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato persone non autosufficienti, che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti e di un’articolata assistenza sanitaria.

Tipicamente, in una Rsa vengono garantite:

  • assistenza medica, assicurata da un Direttore sanitario, preferibilmente geriatra, e da un medico di medicina generale
  • caposala
  • assistenza infermieristica h24;
  • aiuto per lo svolgimento delle attività quotidiane, da parte di operatori socio-sanitari;
  • assistenza riabilitativa promossa da fisioterapisti e terapisti occupazionali:
  • psicologi;
  • attività di animazione e socializzazione;
  • prestazioni alberghiere, di ristorante, di lavanderia, di pulizia.

I membri dell’équipe sanitaria sono tenuti, per ciascun ospite, a predisporre all’ingresso il piano di assistenza individuale (PAI), il documento di sintesi che raccoglie e descrive la valutazione multidisciplinare della persona, nonché a verificarlo e aggiornarlo periodicamente. La valutazione periodica dell’ospite costituisce il parametro per stabilire la dimissione o la proroga del trattamento ed eventualmente per mantenere o cambiare il livello di intensità dell’assistenza.

(Fonte: wikipedia)

Coronavisus e Rsa : la normativa vigente

Le disposizioni emanate dal Governo attraverso il Dpcm del 13 Ottobre scorso, di concerto con l’Iss e il Comitato Tecnico Scientifico, hanno ripristinato misure restrittive per quanto riguarda l’ingresso dei familiari e visitatori nelle strutture.

“L’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, Residenze Sanitarie Assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione”.

dpcm 8 marzo 2020

La normativa nazionale è molto sintetica e lascia molta decisionalità in capo alle singole strutture sanitarie. Non poche sono state le polemiche come sottolineato dal vicepresidente nazionale di Anaste (Associazione nazionale strutture Terza Età). “Ci aspettavamo degli interventi strutturati e precisi per le Rsa, che invece non ci sono”, afferma ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus. “Se la pandemia si diffonde sul territorio è inevitabile che il virus entri anche all’interno delle Rsa“.

Il Dpcm del 3 dicembre 2020 conferma quello precedente con norme efficaci fino al 15 gennaio 2021.

Cittadinanzattiva ha inoltre redatto un Vademecum “Coronavirus e Rsa: diritti, tutele e consigli”, al fine di orientare i familiari degli ospiti ricoverati nelle Rsa in questo difficile periodo di emergenza sanitaria.

L’esperienza della Rsa Parco delle Rose

Per approfondire meglio come realmente si è vissuto il divagare del Coronavirus all’interno delle Rsa, abbiamo intervistato la responsabile della Rsa Parco delle Rose.

Come sappiamo nella Regione Lazio, si è seriamente iniziato a parlare ed a preoccuparsi di coronavirus qualche settimana dopo alla Lombardia ed altre regioni del Nord.

Quando avete deciso di chiudere la Rsa ai visitatori esterni? Quali sono state le reazioni dei parenti e soprattutto quelle degli ospiti?

Appena si è iniziato a parlare di questo virus è stato deciso da parte della Direzione, il 5 marzo scorso, di chiudere l’intera struttura ai visitatori esterni. Questo ha comportato che nessuno, al di fuori dei dipendenti, potesse accedere all’interno della nostra Rsa.

 Ovviamente e comprensibilmente è stato difficile per i familiari accettare questa decisione. C’è stato chi ha capito immediatamente che questo fosse l’unico modo per tutelare il più possibile i nostri ospiti e chi, al contrario, ha fatto molta fatica ad accettare questo distacco forzato dal proprio parente.

L’istituzionalizzazione di un proprio caro in una struttura è sempre una scelta sofferta. Soprattutto per i figli che vivono spesso questo distacco con non pochi sensi di colpa. Precludere loro la possibilità di essere comunque presenti con visite quotidiane e di poter constatare in prima persona lo stato di salute della propria madre, ad esempio, ha reso tutto ancora più sofferente.

Qual è stato il momento più difficile?

Di momenti difficili ce ne sono stati molti. Inutile negare che riorganizzare completamente il lavoro di tutta l’equipe, adattarlo quotidianamente all’evoluzione della situazione, delle informazioni e delle direttive in nostro possesso è stato ed è tuttora una sfida. Potrà sembrare strano ma il momento più difficile non è stato a livello organizzativo ma proprio quando è stato comunicato agli ospiti ed alle loro famiglie la decisione di chiudere la Rsa a tempo indeterminato.

Noi, Rsa Parco delle Rose, abbiamo sempre sostenuto e creduto che sia fondamentale la presenza dei parenti all’interno della struttura. Per i nostri pazienti il loro supporto, il loro “esserci” è importantissimo. Abbiamo sempre incoraggiato attività che li vedessero coinvolti e essere stati costretti a negare loro la compagnia e gli abbracci dei loro cari è stato senza dubbio il momento più difficile per noi tutti. Per far in modo di tranquillizzare i parenti ma soprattutto i nostri ospiti, grazie alla collaborazione del personale, sono state effettuate videochiamate con i parenti. Sappiamo benissimo non essere la stessa cosa ma devo ammettere che queste chiamate sono state importantissime sia per i nostri ospiti che per rendere un pò più sereni i familiari tutti.

Fonte: Pinterest

Abbiamo inoltre organizzato un servizio di supporto psicologico telefonico ai parenti ma anche ai nostri dipendenti che mai, come negli ultimi mesi, hanno risentito del carico di lavoro fisico e psicologico.

Come si è comportato il personale nell’affrontare questa situazione di emergenza?

Non posso che ritenermi fiera di come il personale sia stato in grado di affrontare questa improvvisa emergenza. Non scordiamoci che dietro ai camici ed alle divise ci sono genitori, figli, mogli e mariti. Donne e uomini che hanno bimbi piccoli e genitori “grandi” da proteggere. Fare squadra è stata la chiave che tuttora ci permette di affrontare questa pandemia e che in passato ci ha permesso di restare uniti e combattere anche quando, soprattutto all’inizio, le armi a nostra disposizione erano pari a zero. Non scordiamoci che nei primi mesi le mascherine anche per il personale sanitario erano irreperibili tanto che abbiamo dovuto provvedere a autonomamente. Nelle prime settimane ci siamo sentiti spaesati a combattere in prima linea contro un mostro di cui non si conosceva nulla.

Una volta superata la prima ondata, seppur per poco, abbiamo dato la possibilità ai parenti di effettuare viste protette. Divisi da un plexiglas gli ospiti hanno potuto quantomeno rivedere dopo mesi le loro famiglie. Sono stati momenti bellissimi che con difficoltà scorderemo.

Cosa si aspetta nel futuro prossimo?

Tra pochi giorni inizieremo la campagna di vaccinazione, per noi fondamentale.  È importante fare tutto quello nelle nostre facoltà per contribuire a sconfiggere questo virus e tornare alla normalità. Tutelare i nostri ospiti è sempre stato il nostro primo pensiero e ci auguriamo presto di poterli di nuovo vederli abbracciati ad i loro cari.

Quali consigli si sente di dare ai familiari degli ospiti di una Rsa?

Onestamente non mi sento di dare alcun consiglio se non quello di continuare ad avere fiducia nella struttura che ospita il proprio parente. Sono certa che, come avviene quotidianamente da noi, nonostante non sempre tutto vada come sperato, l’impegno e la dedizione da parte di medici, infermieri ed operatori sia stato il massimo per salvaguardare la salute degli ospiti e la loro serenità.

Approfitto quindi per ringraziare di cuore il personale tutto che oltre a dimostrare la sua professionalità ha dimostrato che certi mestieri non si scelgono se non con il cuore.

Grazie a tutti i parenti che ci hanno supportato da lontano senza mettere in dubbio il nostro operato.

Il mio più grande e sentito ringraziamento va però ai nostri ospiti. Con la loro saggezza nell’affrontare questo terribile momento, sono riusciti, ancora una volta, ad essere un grande esempio per tutti noi. In ultimo, ma di certo non per importanza, rivolgo il mio pensiero a tutti gli anziani che non ci sono più ed alle loro famiglie mando un sentito abbraccio.

Non ti perdere i nostri articoli: “l’infanzia ai tempi del covid” e “recuperare l’olfatto dopo il covid-19“.

Seguici sui Social

Seguici su Facebook