Davanti a certe situazioni a volte ci sentiamo impotenti o, peggio, ininfluenti.
Quando si tratta di soldi ci sentiamo piccolissime: una goccia nel mare. Invece, come per tutte le nostre scelte quotidiane, abbiamo tantissimo potere.
Scopriamo come possiamo scegliere in modo consapevole, grazie a Banking on Climate Change.
Avete presente quel piccolo brivido che corre lungo la schiena la mattina quando buttate il sacchetto della plastica nella raccolta differenziata, consapevoli di aver fatto la divisione perfetta?
Avete presente come vi sentite quando usate la vs borraccia in ufficio al posto di comprare l’ennesima bottiglietta di plastica?
E quando vi ricordate le borse di tela per il supermercato come vi sentite?
Banking on climate change: il potere di scegliere
Sapete che quando decidete di investire in un fondo comune di investimento o depositate i soldi in alcune banche rischiate di finanziare, oltre che attività inquinanti anche progetti che rischiano di rendere ancora più forti fenomeni migratori dovuti ai disastri naturali e la distruzione di intere popolazioni?
Ecco, non vi parlerò delle banche che sbandierano policy green con estratti conti stampati su carta di banano e non vi narrerò di progetti etici che servono solo di facciata.
Oggi vi parlerò di un report che tutti gli anni ci dice quali sono le banche che finanziano le attività più inquinanti. E questo report ha un peso perché evidenza alcune situazioni, sposta investimenti, “mette bollini” che ai più non piacciono.

Questo report si chiama “Banking on climate change” ed è redatto dalle più importanti associazioni ambientaliste mondiali.
Alle grandi banche d’affari non piace essere collegate al riscaldamento globale, anche se dalla firma dell’accordo di Parigi sul clima hanno incrementato gli investimenti in energie fossili anziché diminuirli.
Allo stesso modo non piace loro far sapere che son corresponsabili della migrazione di popolazioni (non necessariamente indigene) e dell’inquinamento di aree abitabili, anche vicino a noi.
In questo report vengono elencate tutte le banche che investono o finanziano società che operano nel settore delle energie non rinnovabili, in base al tipo di investimento (energia fossile, carbone, gas, petrolio artico etc).
Questo report rappresenta con numeri e grafici molto semplici, come negli ultimi 4 anni siano stati investiti 2,7 trilioni di dollari per lo sviluppo del settore delle energie non rinnovabili. Dimostra quindi come talvolta il “greenwashing” intrapreso da queste banche sia solo una apparenza e siano soldi investiti in progetti “etici” di mera facciata.
Banking on climate change: la sporca dozzina
Un esempio? Nel report troviamo la “sporca dozzina” ovvero le 12 banche che dalla firma dell’accordo sul clima di Parigi hanno incrementato il loro contributi nel settore delle energie fossili. Molti nomi vi risulteranno sconosciuti ma altri sicuramente rientrano tra quelli che si “sentono spesso in TV”.
JP MORGAN CHASE, BARCLAYS, MORGAN STANLEY: banche che possono vantare il triste primato di aver destinato parte dei loro fondi a finanziare l’industria dell’energia fossile, in totale sfregio del riscaldamento globale.
Le banche europee
Sebbene le prime banche in elenco siano americane o cinesi, in Europa non siamo molto più virtuosi. Tutte le banche di una certa grandezza hanno nel portafoglio società che investono nell’energia fossile.
I meno virtuosi sono inglesi e francesi.

Ma anche due istituti italiani, sebbene negli ultimi posti della classifica, rientrano in questo triste elenco: questi istituti finanziano principalmente l’estrazione di petrolio artico e quello off-shore.
Banking on climate change: che fare?
Cosa possiamo fare noi piccole risparmiatrici?
Per prima cosa sfogliare il report e imparare bene i nomi delle banche in esso riportate.
Quando poi entrerete in banca per comprare magari dei “fondi di investimento” li sceglierete tra quelli non emessi o gestiti da quelle banche.
Le vostre scelte condizionano l’economia, certo siamo piccole ma siamo tante e la pressione esercitata da questi report prima o poi da dei risultati.
Un esempio
JPMORGAN, banca americana primissima negli elenchi del report, ha proprio recentemente promesso di diminuire gli investimenti diretti e di fare pressioni sui clienti affinché venga ridotto l’impatto climatico. Entro il 2021 la banca applicherà sulla sua clientela un progetto di decarbonizzazione dei suoi clienti entro il 2030.
Sicuramente qualcuno veglierà sull’effettivo impegno di questa banca e ci aspettiamo di vederla scendere e, magari uscire, dall’elenco della sporca dozzina entro qualche anno. Se così non fosse il report ce lo ricorderà.
Quindi ogni volta che pensate di non pesare abbastanza e che le vostre scelte di investimento non possano fare la differenza pensate a questo e fate la differenziata anche nel vostro portafogli!